Urbino, maxi evasione da 1,6 milioni Imprenditore cinese arrestato

Urbino, maxi evasione da 1,6 milioni Imprenditore cinese arrestato
URBINO – Il sistema era quello ben noto dell’ “Apri e chiudi”: un turbinio di nuove ditte che si sostituiscono nel tempo e che eludono gli obblighi...

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URBINO – Il sistema era quello ben noto dell’ “Apri e chiudi”: un turbinio di nuove ditte che si sostituiscono nel tempo e che eludono gli obblighi fiscali. Con un’evasione accertata, in questo caso, di circa 1.600.000 euro.

Il raggiro è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Urbino, che nell’operazione “Speedy Chinese" ha eseguito un arresto ed il sequestro di beni per oltre 1.600.000 euro nei confronti di imprenditori di etnia cinese, operanti a Sant’Ippolito nel settore tessile e dell’abbigliamento. Dieci sono gli indagati per i reati di omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di scritture contabili e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, di cui 3 accusati di associazione per delinquere.
Le indagini, eseguite dalla Compagnia di Urbino, coadiuvata dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza presso la Procura della Repubblica di Urbino, e coordinate dal Pubblico Ministero Dott.ssa Simonetta Catani, hanno consentito di individuare un complesso sistema di evasione fiscale noto come “apri e chiudi”: nello specifico, i militari hanno accertato che uno dei 10 soggetti indagati, in associazione con la moglie e il fratello, ha realizzato una struttura organizzativa con la quale ha effettuato - dal 2006 al 2014 - un continuativo e sistematico turn over dell’attività produttiva di durata biennale con imprese create ad hoc (ben 7 le ditte create), formalmente intestate a prestanome compiacenti attinti tra i lavoratori dipendenti delle ditte ma di fatto da lui gestite. Inoltre, per rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva da parte dell’Amministrazione Finanziaria, gli indagati hanno proceduto sistematicamente allo svuotamento fraudolento dei conti correnti e, come rilevato per uno di essi, all’alienazione fittizia di due autovetture ad un parente.

Gli accertamenti hanno permesso di accertare un’imposta evasa per oltre 1.600.000, pari al profitto dei reati. Sono stati sottoposti a sequestro risorse finanziarie, crediti societari, 3 automezzi,  macchinari/postazioni di lavoro, fino alla concorrenza del profitto del reato. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico