Tutti in piedi per l'ultimo saluto a Sirto Sorini, l'uomo che sussurrava agli aquiloni e agli archi

Il feretro di Sorini accolto in Duomo
URBINO - Un Duomo gremito di gente quello di ieri per l’ultimo saluto a Sirto Sorini. Presenti rappresentanti di ogni ente e Associazione della città, dal Comune,...

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URBINO - Un Duomo gremito di gente quello di ieri per l’ultimo saluto a Sirto Sorini. Presenti rappresentanti di ogni ente e Associazione della città, dal Comune, all’Università, a tutte le Associazioni di cui Sirto ha fatto parte. Il feretro è stato accolto dagli stendardi degli arcier, dell’Ars e delle contrade. In cima alle scale quello di San Polo. La sua contrada. Tutti lo ricordano con affetto vero e sincero.

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«Fino a che è riuscito a tendere l’arco, ha sempre partecipato con gioia e fierezza per far vincere la sua contrada – spiega Marco Marcheggiani, presidente delle Aquile Ducali – È stato tra i fondatori del gruppo. Sirto per la città ci è sempre stato. Fino all’ultimo ha sempre seguito le gare anche quando non tirava più. Pronto a complimentarsi con il vincitore. Il babbo di tutti noi». Una grande partecipazione dell’Accademia della Risata «Geppo era sempre con noi nelle case di riposo, nei corridoi degli ospedali. Amato da tutti – spiega Alessandro Bedini – Ma i bambini impazzivano per lui. Riusciva a portare spensieratezza, gioia e grandi valori». Ma Sirto ha dato vita a tantissime realtà «Una memoria storica dell’Ars – spiega Rosanna Cipriani Saltarelli storica presidente dell’Associazione che lo ricorda insieme a Francesca Crespini – nel 1983 Sirto è stato tra i fondatori dell’Ars. Era bidello all’istituto tecnico, ha coinvolto alcuni dei suoi ragazzi per creare i primi gruppi dei tamburi. Una grande capacità aggregativa, un grande amico, che ha sempre portato in giro per l’Italia, con orgoglio il nome di Urbino». Appassionato di presepi, di sport, della sua amata città. Non si possono non citare gli aquiloni «Sirto ha lasciato il testimone a tutti i capi contrada. Un capo contrada per eccellenza, ha tramandato passione e amore – sottolinea Berto Crinelli – l’esempio lo danno i grandi e lui è sempre stato un grande esempio di sportività, sana competizione, agonismo, tradizione». La funzione non poteva che concludersi con un aquilone nero, con un cuore bianco. I colori della sua San Polo. 
 

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Corriere Adriatico