Urbino, fatture gonfiate per la squadra di calcio: in 20 rinviati a giudizio

Urbino, fatture gonfiate per la squadra di calcio: in 20 rinviati a giudizio
URBINO - “Pievopoli”, per dirla in breve, le false fatturazioni dell’Asd Pieve di Cagna, è planata sul tribunale di Urbino per l’udienza preliminare...

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URBINO - “Pievopoli”, per dirla in breve, le false fatturazioni dell’Asd Pieve di Cagna, è planata sul tribunale di Urbino per l’udienza preliminare che si è svolta ieri e che si è conclusa con uno “strike”: rinvio a giudizio per tutti e 20 gli imputati. Il Pm Irene Lilliu lo aveva richiesto ed il Gup, Vito Savino, ha accolto le istanze. Gli imputati sono dirigenti della squadra, imprenditori e anche un dirigente locale di una banca. Devono rispondere, a vario titolo, di accuse che vanno dall’emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti alla falsa dichiarazione. Il processo inizierà il 19 maggio alle 9.30 nel Tribunale di Urbino. La terza seduta dell’udienza preliminare è cominciata alle 12 con la precisazione, richiesta da Savino, sul primo capo d’accusa: emissione di fatture per operazione inesistenti. Il pubblico ministero Lilliu era stata chiamata dal giudice a fornire ulteriori elementi sulle circostanze del reato. La difesa a questo punto ha chiesto un termine per riorganizzarsi alla luce dei nuovi elementi forniti dalla Pm. Richiesta respinta dal giudice. Dopo le ultime arringhe difensive dei legali degli imputati, il Gup ha rimandato la decisione alle 17, quando è stata letta l’ordinanza di rinvio a giudizio.


Il sistema fraudolento delle sponsorizzazioni riguarda gli anni che vanno dal 2010 al 2012. Gli imprenditori finanziavano la squadra di calcio del Pieve di Cagna, ma parte delle somme venivano restituite attraverso un giro di denaro che coinvolgeva anche alcuni giocatori. La difesa contesta: i nomi delle aziende con i rispettivi loghi sono infatti comparsi durante le partite come pubblicità e ciò dimostrerebbe che i soldi sono stati impiegati in maniera legittima e non ci sarebbe alcuna prova del passaggio «di ritorno» del denaro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico