Lo chef e l’interprete di re Carlo: emozioni forti anche trenta anni dopo la sua visita a Urbino

L'allora principe Carlo con l'interprete Rowena Coles
URBINO - Nonostante siano trascorse 33 stagioni dal 6 maggio 1990, data della sua seconda visita a Urbino, Rowena Coles, all’epoca insegnante madrelingua di inglese alla...

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URBINO - Nonostante siano trascorse 33 stagioni dal 6 maggio 1990, data della sua seconda visita a Urbino, Rowena Coles, all’epoca insegnante madrelingua di inglese alla Scuola del Libro (poi diventerà ricercatrice alla Carlo Bo) e lo chef Alfonso Donatantonio non dimenticano la visita a Urbino del principe di Galles ora sovrano con il nome di Carlo III d’Inghilterra. Rowena era l’unica inglese residente a Urbino e le fu affidato l’incarico di interprete, Alfonso ricevette il delicato incarico di allestire la tavola. 

 
«Da bambina racconta - io ho due anni meno del Re, come ogni ragazzina inglese negli anni ‘50 – volevo sposare il principe Carlo perché era un bel ragazzino. Affiancarlo in quel maggio 1990 e dover fare l’interpretariato mi ha dato la sensazione di vivere un sogno. È stato un momento magico della mia vita. Mi rassicurava che avrebbe parlato piano, che avrebbe potuto fermarsi o ripetere se era necessario. Era attento alle esigenze altrui. L’ho apprezzato e lo apprezzo: essere un principe allora e adesso monarca è un grande traguardo. Anche se lui confidava che i suo ruolo era la negazione della libertà e che si sentiva libero «soltanto quando dipingeva». Come si congedò? «E’ un gentleman cortese e attento alle relazioni umane, mi ha ringraziato a lungo nonostante fosse in ritardo e la sicurezza premeva per una partenza immediata». 


L’incontro con il principe per lo chef Alfonso Donatantonio risale invece al 1988 quando cucinò per lui. Oggi lavora un agriturismo alle porte del centro di Urbino. Lo chef racconta: «abbiamo cucinato una spigola al forno, crêpes con scampi, tartine al tartufo, prodotto caratteristico delle nostre zone, e profitterol. Il tutto servito con un rosato toscano, una scelta un po’ azzardata al tempo, ma che rifarei senza incertezza. Direi che hanno apprezzato, visto che hanno finito tutto. Anche il rettore Carlo Bo era stato molto contento, anche se, come previsto dall’etichetta, fu servito per ultimo».

Il ricordo continua sottolineando la cortesia e gentilezza dell’ormai re che «ha salutato tutto il personale prima della cena e anche al termine del pasto. Una persona davvero cortese con tutto il personale che ha lavorato per l’evento». Per l’occasione re Carlo non ha frequentato ristoranti, il momento conviviale si è infatti tenuto in un palazzo storico, molto suggestivo e caratteristico, nei pressi delle sedi universitarie, di proprietà della Contessa Vecchiotti. 

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Corriere Adriatico