Antiche tombe romane spuntano dallo scavo del collettore fognario. La Soprintendenza: quattro sepolture con vari riti funerari

Antiche tombe romane spuntano dallo scavo del collettore fognario. La Soprintendenza: quattro sepolture con vari riti funerari
URBANIA - Antiche tombe romane sono state rinvenute nel comune di Urbania, in un cantiere di Marche Multiservizi. Durante i lavori di scavo per la posa di un collettore fognario,...

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URBANIA - Antiche tombe romane sono state rinvenute nel comune di Urbania, in un cantiere di Marche Multiservizi. Durante i lavori di scavo per la posa di un collettore fognario, eseguiti dalla società pesarese dei servizi pubblici locali nella zona Muraglione di Urbania, sono venute alla luce nelle scorse settimane quattro sepolture di età romana prontamente segnalate alla Soprintendenza.

 
Risalgono al I o al II secolo d. C.
Il rinvenimento si segnala per la varietà dei riti funerari che documenta. La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche informa che si tratta di un piccolo gruppo di quattro tombe, forse da collegare a una fattoria romana, databili ai primi secoli dell’età imperiale (I-II secolo dopo Cristo). La zona era già nota per rinvenimenti romani degli anni ’80 e precedenti.


«Le sepolture si presentavano già in parte danneggiate dalla costruzione di alcune strutture ottocentesche forse connesse al vecchio tracciato della ferrovia - si legge nel post pubblicato ieri sulla pagina Facebook della Soprintendenza - ma l’attento scavo archeologico, condotto in archeologia preventiva sotto la direzione scientifica del dottor Voltolini della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Ancona e Pesaro Urbino, ha permesso di scoprire una notevole varietà nei rituali funerari».


«Si tratta infatti di una necropoli “birituale” - sottolinea la Soprintendenza -: alcuni defunti sono stati inumati ed altri cremati. Le tombe sono realizzate con tegole, tavelle e coppi, formando delle vere e proprie casse. È ben conservato un caso di bustum, una fossa rettangolare predisposta per la cremazione diretta del defunto sulla pira, con le pareti scottate dal fuoco, nella quale è stata poi costruita la cassetta di tegole e coppi, con anche la creazione di un “canale libatorio” utilizzando un’anfora capovolta e segata. Questa particolare struttura era utilizzata durante i riti delle profusiones, le offerte o libagioni che potevano rappresentare il pasto simbolico per il defunto, e che venivano fatte colare all’interno della sepoltura attraverso questo canale».


I reperti rimossi con cura


Durante gli scavi degli anni ‘70 e del 2005, strutture e rituali molto simili erano stati scoperti anche a Urbino, al bivio della Croce dei missionari, nell’attuale zona della rotatoria del Consorzio. I resti umani e i reperti funerari sono stati prelevati con la dovuta accortezza e sono attualmente custoditi nei depositi del Palazzo ducale di Urbania. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico