Marito ricoverato nella Rsa, la moglie gli svuota il conto. A processo a Urbino con tre complici per una sfilza di reati

Raggira il marito ricoverato nella Rsa vuotandogli il conto: donna di Urbino a processo con 3 complici per una sfilza di reati
URBINO - Le accuse sono pesanti e vanno dal peculato al falso, dalla truffa alla ricettazione, alla sostituzione di persona. Ieri udienza preliminare al Tribunale di Urbino...

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URBINO - Le accuse sono pesanti e vanno dal peculato al falso, dalla truffa alla ricettazione, alla sostituzione di persona. Ieri udienza preliminare al Tribunale di Urbino per una 45enne e un 44enne dell’Urbinate, una 53enne pesarese e un avvocato 46enne di Salerno. 

Secondo l’accusa la 45enne, amministratrice di sostegno del marito ricoverato in una Rsa, si sarebbe appropriata con il concorso degli altri tre di circa 54mila euro, attingendoli dal conto corrente per motivi diversi da quelli ammessi.  Ragione per cui le è stata tolta la funzione di amministratrice di sostegno.

Le motivazioni non giustificate

In particolare, la donna avrebbe prelevato contanti per 28mila euro, pagandoci le utenze di casa nonostante l’uomo fosse ricoverato, avrebbe attivato finanziamenti e fatto acquisti oltre a pagare lavori di tinteggiatura mai eseguiti però fatturati dal coimputato 44enne.

In questo caso la coniuge e il 44enne sono accusati di aver indotto in errore il giudice tutelare a concedere l’autorizzazione dei lavori e pagare la fattura a una ditta risultata poi cessata nel 2014. Altri lavori sono finiti nel mirino della magistratura con l’accusa di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Questa volta il giudice sarebbe stato indotto in errore ad autorizzare i lavori di sostituzione degli infissi e delle tapparelle per aumentare l’isolamento termico a fronte dell’abbassarsi delle temperature domestiche, che avrebbero nuociuto alla persona amministrata e in condizioni di salute precarie. Peccato che questi, appunto, fosse già ricoverato nella Rsa. Lavori peraltro mai eseguiti.

L’acquisto di un bar

Per la coniuge e il 44enne c’è anche l’accusa di impiego di denaro di provenienza illecita. I due avrebbero utilizzato i soldi di un lavoro (4.600 euro) come prima rata per avanzare l’acquisto di un bar a Pesaro. Qui entrerebbe in gioco anche la 53enne pesarese che si sarebbe prestata a versare sul suo conto 2.000 euro provenienti dal conto della parte offesa e girati per il pagamento della prima rata per l’acquisto del bar. Da ciò l’accusa di riciclaggio.

Le cose si sono complicate quando alla coniuge è stato revocato il ruolo di amministratrice di sostegno. Perciò, avrebbe chiesto al nuovo amministratore, tramite l’avvocato campano, un mantenimento mensile di 300 euro dichiarandosi disoccupata. Per l’accusa il legale sapeva che la signora aveva un’occupazione anche per via di un accesso dell’Ispettorato del lavoro nel suo bar locale.

Provvedimento accolto dal giudice tutelare. Ma per la coniuge (che ha avuto oltre 3.500 euro di mantenimento tra il 2020 e il 2021) e per l’avvocato è scattata l’accusa di truffa in concorso.

La caldaia sostituita

Non solo, la signora sarebbe riuscita ad ottenere un finanziamento di 8.000 euro per sostituire la caldaia, sempre con la scusa dell’aggravarsi delle condizioni di salute del marito. Anche se questi era nella Rsa. Nel pacchetto delle accuse anche la sostituzione di persona per l’avvocato che avrebbe intestato l’utenza idrica del bar acquistato dal 44enne a una persona irreperibile.

I quattro saranno giudicati davanti al collegio penale. L’avvocato Emiliano Nicolini, che difende la pesarese, sostiene che la signora non sapesse della provenienza del denaro e che fosse ignara di tutto.

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Corriere Adriatico