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PESARO - Famiglie sul lastrico e imprese edili in fallimento per troppi lavori. E’ il paradosso del successo del Superbonus con la detrazione al 110%. A scatenare la tempesta perfetta, il report dell’Enea. Per l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, a fine maggio, i miliardi prenotati dai cittadini hanno esaurito e superato i fondi stanziati e le banche, di conseguenza, hanno interrotto gli acquisti dei crediti fiscali. Decisioni che rischiano di scatenare una bomba economica e pure sociale.
«Una bomba che il Governo deve disinnescare» avverte il presidente di Cna Edilizia Marco Rossi, titolare di “Rossi costruzioni e restauri” a Fano. Spiega che da una parte, ci sono le aziende edili che vantano tanti crediti perché hanno molto lavorato ma, purtroppo, non riescono a cederli e, quindi, a monetizzarli e rimangono senza liquidità; dall’altra, le famiglie in difficoltà perché non possono più fare affidamento alle loro banche e non possono completare i lavori o iniziarli.
Le famiglie
«Famiglie - fa notare - che magari proprio perché c’era l’incentivo fiscale hanno comprato una casa con il mutuo e adesso si trovano con le rate del prestito, i lavori da realizzare, o realizzati in parte, ancora da pagare e forse sono ancora in affitto». A dare sostanza al fenomeno, ci ha pensato la Cna con un’indagine nazionale. «Dal campione - commenta il segretario della Cna di Pesaro e Urbino, Moreno Bordoni – risulta che Il 48,6% delle imprese edili temono il fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati e, per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti, quasi una su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori».
Le reazioni
Comunque lo “Stop & Go” del bonus, la burocrazia, le lettere “unilaterali” di sospensione “momentanea” dei crediti da parte degli istituti stanno innescando una serie di reazioni. Non pochi sono i general contractors, le aziende edili che si stanno rivolgendo ad avvocati e commercialisti per valutare una battaglia legale. «Anche se sono convinto - svela un’impresa che preferisce rimanere anonima - che solo non presentarsi o minacciare di smontare i ponteggi darà il via a una protesta che costringerà Draghi a prendere i dovuti provvedimenti». Infine, non va dimenticato il pericolo che aziende, particolarmente esposte poiché hanno scontato in fattura troppi crediti, pur di rimanere a galla, accettano di “svenderli” scegliendo la via degli usurai o favorendo fenomeni di riciclaggio.
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Corriere Adriatico