Strage di anziani per Covid alla Don Tonucci: dieci decessi, altri sei positivi

La residenza protetta comunale Don Tonucci
FANO - L’epidemia da Covid si è accanita sugli ospiti della residenza protetta nella Casa don Paolo Tonucci, a Fano in via Bracci. Dieci anziani sono morti per le...

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FANO - L’epidemia da Covid si è accanita sugli ospiti della residenza protetta nella Casa don Paolo Tonucci, a Fano in via Bracci. Dieci anziani sono morti per le conseguenze del contagio (per un altro decesso, invece, non si è trattato del virus), altre cinque persone risultate positive sono ora assistite in altre strutture: due all’ospedale San Salvatore e tre alle Rsa di Galantara e Macerata Feltria. Ora nella residenza protetta ci sono dodici ospiti, uno di questi è risultato positivo dopo il tampone: i risultati sono stati consegnati nella giornata dell’altro ieri.

 

I dati in consiglio comunale
Qualche ora più tardi l’assessore alle politiche sociali, Dimitri Tinti, ha riferito al consiglio comunale la drammatica situazione determinatasi dall’inizio dell’anno nel centro per anziani. Le prime avvisaglie dopo il Natale, ha spiegato Tinti, quando due anziani della residenza protetta erano risultati positivi al coronavirus. La situazione è peggiorata nel breve volgere di pochi giorni: i tamponi successivi hanno accertato che dodici ospiti della struttura, in seguito diventati sedici, avevano contratto il virus come sei operatori.

«Ora la situazione si sta normalizzando», ha aggiunto Tinti, mentre l’altro ieri sera rispondeva alle domande di Francesco Panaroni, consigliere d’opposizione a 5 Stelle, che gli chiedeva chiarimenti sulla vicenda. «La pandemia – ha proseguito l’amministratore comunale – richiede di riconsiderare il sistema dei servizi residenziali per gli anziani. Per legge le strutture come le residenze protette non devono essere dotate di assistenza sanitaria continuativa, è invece prevista l’assistenza infermieristica di dieci ore al giorno. Al contrario, le Rsa dispongono di assistenza sanitaria continuativa e hanno il medico di struttura».

Tinti ha quindi specificato, sempre in risposta a Panaroni, che non risultano rinforzi di personale infermieristico da psichiatria, aggiungendo «che al don Tonucci la dotazione organica standard è sempre stata garantita: un operatore si è dimesso, per trasferirsi a un’altra struttura, però è stato subito sostituito».

«Adottati tutti i protocolli»
«La situazione – ha aggiunto ieri Tinti al telefono – è stata seguita con la massima attenzione dall’amministrazione comunale, trattandosi di un servizio a titolarità pubblica, in un clima di massima collaborazione con il gestore privato Coos Marche e con gli uffici dell’Area Vasta, che hanno fornito due infermieri. L’Area Vasta ha inoltre provveduto alle verifiche del caso. Sono stati adottati tutti i protocolli per la sicurezza e la prevenzione, mai mancati i dispositivi per realizzarla. Al manifestarsi dei primi sintomi sono stati adottati gli opportuni percorsi di separazione».

La Casa don Tonucci aveva superato indenne la prima ondata dell’epidemia, la seconda ha però investito la residenza protetta, uno dei due servizi, con i suoi ventotto ospiti. L’altro servizio è la casa albergo, con dieci ospiti, che non è stata interessata dal contagio.

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Corriere Adriatico