«Stalking sul luogo di lavoro» ma il giudice assolve il datore pesarese. La 29enne assunta come apprendista lo aveva denunciato, il pm aveva chiesto 2 anni

Il tribunale di Pesaro
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PESARO Avrebbe imposto alla dipendente assunta come apprendista di lavorare anche quando era in malattia. Poi gli insulti a sfondo sessuale e politico. Con l’accusa di maltrattamenti sul luogo di lavoro e stalking era finito a processo un pesarese di 53 anni, consulente commerciale dell’azienda della moglie. Ieri la sentenza con il giudice che ha però assolto l’uomo perche il fatto non sussiste. Il pm aveva invece chiesto due anni. La 29enne era stata assunta con contratto di apprendista ma in base alla denuncia sporta la stessa aveva detto di vivere in uno stato di stress continuo. 

Nel dettaglio

Già, perché il datore minacciava di licenziarla o di farle rassegnare le dimissioni. Poi le pressioni politiche chiedendo il voto per un partito nonostante il rifiuto di lei. Tanto da scrivere sulla chat del lavoro: «Ti invito all’autocensura, la mia è una azienda a carattere democratico dittatoriale». E quando c’erano presunte urgenze, l’avrebbe chiamata fuori dai turni. Nel 2020 la donna aveva avuto un infortunio extralavorativo, ma lui pretendeva che continuasse a lavorare da casa. Fino a farla rientrare al lavoro con tre vertebre fratturate. Le discussioni non sarebbero mancate. «Non ti licenzio, ma ti umilierò giorno dopo giorno finchè non te ne andrai» le avrebbe detto. E ancora: «Ti do 20mila euro se te ne vai». Infine il demansionamento, con l’imposizione di pulire uffici e archivi fino all’addebito disciplinare per aver divulgato presunti segreti aziendali alle ditte concorrenti. Il tutto con tanto di sospensione dal servizio. Per la ragazza frustrazione, disagio e turbamento tanto da finire in cura dalla psicologa e denunciare il suo datore di lavoro. La causa davanti al giudice del lavoro per il licenziamento si è chiusa con un risarcimento di 16mila euro verso la giovane. Dal punto di vista penale, l’avvocato Marco Defendini, nel corso del dibattimento ha dimostrato come non sarebbero stati riscontrati questi presunti comportamenti aggressivi, viste anche le testimonianze di altri colleghi. Ci sarebbero stati atteggiamenti arroganti, ma senza oltrepassare il confine dei maltrattamenti e stalking. Il pm ha chiesto 2 anni di condanna, il giudice l’ha assolto perché il fatto non sussiste.

Luigi Benelli

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Corriere Adriatico