SAN COSTANZO - «L’orso era bellissimo ed è rimasto lì tutto il pomeriggio». La consigliera comunale Margherita Mencoboni, in vacanza al santuario...
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In realtà, la presenza di un orso bruno nel santuario di San Rimedio non è per niente casuale perché nasce da una tradizione millenaria connessa al culto di un santo di origine tedesca che visse in Trentino al ritorno da un pellegrinaggio a Roma. «La storia racconta – precisa la Mencoboni – che qui avvenne un fatto analogo al celebre episodio di San Francesco d’Assisi che riuscì ad ammansire un lupo. San Rimedio trovò il modo infatti di addomesticare un orso che aveva ucciso un cavallo». Da allora, a partire dal 1000 è sorto questo santuario composto da cinque chiese e dall’area faunistica di Coredo in Val di Non. «Un’esperienza molto emozionante, in realtà devo dire che l’orso è stato fotografato da mio figlio. L’animale non è del tutto libero e non può scavalcare il recinto quindi non abbiamo avuto il modo di andarlo a toccare anche perché si tratta di una specie che in certi casi può risultare pericoloso. Ma eravamo veramente vicinissimi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico