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PESARO Massaggi insistenti e fin troppi maliziosi alla figliastra, fino alle carezze nelle zone intime. Ieri la sentenza di condanna per un 46enne di origini albanesi residente nel pesarese accusato di violenza sessuale. Passo indietro. L’uomo, piccolo imprenditore edile, era sposato con una donna italiana la quale aveva avuto una figlia nata da una precedente relazione.
Il contesto
Nell’ambito di questo contesto, il 46 enne è accusato di aver rivolto le sue attenzioni alla figliastra e alla sua amichetta del cuore. Un processo discusso ieri con rito abbreviato, scaturito da un altro fatto, perché l’uomo è già stato agli arresti domiciliari nell’ambito di una accusa di stalking da parte dell’ex compagna.
Proprio dal suo racconto erano emersi gli episodi delle attenzioni verso la minore da parte del patrigno.
La sede civile
I risarcimenti chiesti superano le 100 mila euro, ma il giudice ha rimandato in sede civile la formulazione del danno, senza alcuna provvisionale. Per l’imputato anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. L’uomo è già stato condannato in passato per atti persecutori a 1 anno per fatti legati a una precedente relazione. E ha ricevuto una condanna, sempre per stalking, anche nei confronti dell’ex moglie, madre della figliastra. Era arrivato a farle 107 telefonate in un giorno, la controllava in ogni suo spostamento. Comportamenti tali da provocare uno stato d’ansia nei confronti della donna e della figlia, nata da una precedente relazione. Avrebbe saputo tutto dei suoi spostamenti, l’avrebbe seguita nei luoghi che frequentava.
I precedenti
«Dove vai con la macchina? Ti controllo» le avrebbe detto. E ancora: «Se chiami i carabinieri te ne pentirai». Fino a: «Sono la tua ombra, ti controllo, so cosa fai e stai attenta a cosa dici». Il suo cellulare era stato bloccato, ma avrebbe trovato altre schede per cercarla. Chiamate senza risposta, tanto che un giorno si sarebbe attaccato al citofono. Per questi fatti era stato condannato a 1 anno in appello.
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Corriere Adriatico