Sabota l’auto della moglie per impedirle di lavorare: pena pesante per il marito sospettoso e troppo violento

Sabota l’auto della moglie per impedirle di lavorare: pena pesante per il marito sospettoso e troppo violento
PESARO  - Gli insulti, le botte e la gelosia tale da arrivare a sabotare l’auto della moglie. Le avrebbe staccato i cavetti della batteria per impedirle persino di...

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PESARO  - Gli insulti, le botte e la gelosia tale da arrivare a sabotare l’auto della moglie. Le avrebbe staccato i cavetti della batteria per impedirle persino di andare al lavoro. Ieri la sentenza davanti al tribunale collegiale di Pesaro nei confronti di un 44enne moldavo residente a Pesaro accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie convivente 40enne.

 

Episodi che si sarebbero consumati anche alla presenza della figlia minorenne, circostanza che costituisce una aggravante. Secondo l’ipotesi accusatoria l’uomo, difeso dall’avvocato Matteo Mattioli, avrebbe colpito più volte la moglie con pugni in testa, alle costole e strattonamenti. Tutto provocato da un raptus di gelosia crescente, tale da arrivare a sottrarle il telefono cellulare per impedire che comunicasse con altri. Il marito era convinto che la donna avesse l’amante quindi, in preda alla gelosia, la minacciava di farle del male e di portarle via la figlia minorenne.

Fatti che sarebbero avvenuti alla presenza della bambina, appellandola “prostituta”, ma in un gergo più colorito. Era sospettoso persino del lavoro, tanto che una mattina le aveva praticamente sabotato la macchina. Cosa ammessa dall’imputato ieri durante l’esame di fronte al collegio. Il mezzo non partiva e la batteria era staccata. Una escalation culminata con un pugno alla testa, tale per cui la donna si è recata al pronto soccorso con un trauma cranico non commotivo giudicato guaribile in tre giorni. Da qui è scattata la denuncia, la donna ha detto basta ai soprusi e alla violenza, e si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Elisa Parini Bartulocci.

Ieri l’escussione degli ultimi testi e la camera di consiglio. Il collegio del tribunale di Pesaro ha condannato il moldavo a 3 anni e 2 mesi oltre alla provvisionale di 5 mila euro nei confronti della parte civile. L’avvocato Mattioli è pronto all’appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza.

 

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Corriere Adriatico