Muore a 66 anni, i familiari donano gli organi. L’espianto effettuato a Marche Nord, la gratitudine dell’Azienda

Muore a 66 anni, i familiari donano gli organi. L’espianto effettuato a Marche Nord, la gratitudine dell’Azienda
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PESARO  - Si è svolto nelle prime ore di sabato il prelievo di fegato, reni e cornee su un paziente di 66 anni, che due giorni prima era stato ricoverato in gravi condizioni presso l’Unità di Anestesia e Rianimazione di Marche Nord a causa di un’emorragia cerebrale. 


In seguito all’accertamento di morte cerebrale del paziente, i familiari hanno espresso la volontà di donare gli organi e si è così proceduto ad avviare l’attività di prelievo iniziata alle 3,30 presso il Blocco Operatorio del Presidio Ospedaliero San Salvatore di Pesaro, dove era pronta un’equipe specializzata di professionisti provenienti dal presidio ospedaliero di Torrette di Ancona. 

 


Le procedure medico-legali, le verifiche cliniche dell’idoneità degli organi e l’attività di prelievo sono state condotte dal collegio medico composto dai professionisti della Rianimazione, della Neurologia, dell’Anatomia Patologica e della Direzione Medica di Presidio, in collaborazione con il personale medico e infermieristico del Blocco Operatorio e con il Centro Nazionale Trapianti, che ha attivato la macchina organizzativa e disposto l’invio dell’equipe specializzata l’individuazione dei pazienti a cui destinare gli organi prelevati.

«La donazione di organi è un grande gesto d’amore, che può salvare la vita o dare nuova speranza ad altre persone - è il commento del Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Anestesia e Rianimazione in Urgenza di Marche Nord - ma si tratta di una sfida contro il tempo che si può vincere solo grazie ad un grande impegno da parte di tutta la squadra di professionisti che, a vario titolo, sono coinvolti nel processo. 


«A nome di tutta l’Azienda, ringrazio sentitamente i familiari per la sensibilità dimostrata e per aver acconsentito, nonostante il dolore per la perdita del congiunto, a favorire quella che ancora oggi rappresenta l’unica concreta speranza per molte persone». 

 

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Corriere Adriatico