La mobilità passiva anche per le nascite: in Romagna 200 parti per 260mila euro

La mobilità passiva anche per le nascite: in Romagna 200 parti per 260mila euro
PESARO  - Ripristinare dopo due anni il Dipartimento materno-infantile al San Salvatore: verrà affrontata martedì in Regione, la nuova interrogazione del...

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PESARO  - Ripristinare dopo due anni il Dipartimento materno-infantile al San Salvatore: verrà affrontata martedì in Regione, la nuova interrogazione del vicepresidente del consiglio regionale, Andrea Biancani, sottoscritta anche dalla consigliera Micaela Vitri e dal gruppo Pd, per riattivare i servizi chiusi a Pesaro causa Covid. È da marzo 2020, infatti, che l’intero Dipartimento è stato trasferito d’urgenza al Santa Croce di Fano e la struttura di Pesaro è stata convertita in posti letto Covid (centro di riferimento regionale per le partorienti positive). 

 


«Una misura che ha fatto spendere alla nostra regione circa 260 mila euro per i 200 parti effettuati in Romagna. Il 31 marzo segnerà l’uscita dall’emergenza della pandemia - sottolinea Biancani - e a Pesaro vanno riattivati il pronto soccorso pediatrico, pediatria, ginecologia e ostetricia. I cittadini hanno bisogno di questi servizi e la mobilità passiva continua ad aumentare». Da tempo, con una serie di atti, il vicepresidente ha sollecitato la Regione per la riapertura dei reparti pesaresi: una richiesta condivisa anche dall’attuale maggioranza, che ha presentato una mozione, poi approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, il 23 marzo di un anno fa. «Ricordando l’impegno dell’assessore a riattivare i servizi al termine della pandemia, alla luce della diminuzione delle ospedalizzazioni per Covid e a pochi giorni dalla fine dello stato di emergenza, è il momento che la giunta comunichi con chiarezza quando riattiverà il Dipartimento, tenendo conto che Marche Nord ha già avviato la riapertura di alcune unità».

Biancani evidenzia quanto, dopo la chiusura del reparto, la mobilità passiva da Pesaro verso la Romagna nell’ambito ostetrico sia aumentata, nonostante i punti nascita di Fano e Urbino. «Nel 2021 c’è stato un incremento di quasi il 20% rispetto al 2020, generando una spesa per la sanità marchigiana, solo per la fase del parto, di circa 260.000 euro. Ma il percorso della nascita – aggiunge – comporta anche il monitoraggio della gravidanza, con visite, esami diagnostici e controlli neonatali e se si sceglie di partorire in una struttura romagnola per diversi mesi devono essere affrontati dalle mamme disagi e costi aggiuntivi che potrebbero essere evitati». Nell’interrogazione si chiedono aggiornamenti anche sugli eventuali lavori che dovranno essere realizzati per rendere nuovamente operative le strutture e le strumentazioni. Il reparto disponeva di 23 posti letto e di 4 sale parto, di cui una dotata di vasca per il travaglio in acqua e cromoterapia, 2 sale operatorie attigue con il blocco chirurgico e il nido interno. 


«Sono state sacrificate tutte le attività ordinarie che da anni venivano svolte con alta professionalità. Nell’ospedale di Pesaro, anche in caso di eventuali complicanze, c’è la collaborazione con le strutture di emergenza-urgenza, la chirurgia e il centro trasfusionale che assicurano risposte tempestive e multidisciplinari, mentre oggi le famiglie, per i casi più gravi, sono costrette ad affrontare viaggi andata e ritorno tra Fano e Pesaro. Nella nostra interrogazione – conclude - abbiamo chiesto garanzie e tempi certi affinché questi servizi possano essere nuovamente offerti ai cittadini, una richiesta condivisa dall’intero Consiglio Regionale».

 

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Corriere Adriatico