Latte adulterato, indagate 3 società: i primi illeciti risalgono a 5 anni fa

Latte adulterato, indagate 3 società: i primi illeciti risalgono a 5 anni fa
PESARO Inchiesta su latte e formaggi adulterati, si scopre ora che le indagini partono da lontano: i primi illeciti risalgono a 5 anni fa, mentre è dell’ottobre...

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PESARO Inchiesta su latte e formaggi adulterati, si scopre ora che le indagini partono da lontano: i primi illeciti risalgono a 5 anni fa, mentre è dell’ottobre scorso il primo ritrovamento di cagliato non ben conservato. Un’indagine che parte da alcuni dipendenti “ribelli” che non avrebbero accettato alcune prassi di lavoro. Nei giorni scorsi i Nas hanno sequestrato circa 90 tonnellate di latte e 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari, oltre che circa 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti (soda caustica), per un valore complessivo pari a poco meno di 800mila euro. 

 

Il deposito

I controlli hanno riguardato lo stabilimento di Fattorie Marchigiane (controllata dal gruppo Cooperlat) a Colli al Metauro, un deposito di prodotti caseari nel trevigiano e un’azienda agricola nella Valmarecchia. Le indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Pesaro mirano ad accertare l’utilizzo di sostanze sofisticanti e adulteranti nel circuito produttivo di prodotti lattiero caseari di grande distribuzione. Le indagini sono a carico di 9 persone e 3 società. Si tratta di Nicolas Capomasi, addetto alla produzione, Francesco Caverni, tecnico di laboratorio dell’Amap (Agenzia Marche Agricoltura e Pesca), ovvero l’ente pubblico per la certificazione, Gianluigi Draghi, presidente del Cda di Fattorie Marchigiane, Samuele Girolomoni, addetto alla produzione, Frediano Luconi, coordinatore dei siti di produzione, Roberto Manna, responsabile di laboratorio, Giuseppe Nucci, consulente aziendale esterno, Bernardo Pittalis, direttore di produzione e Diego Zanchetti, addetto all’inserimento nei sistemi gestionali e al prelievo a campione del latte. 


Le accuse


I reati contestati a vario titolo sono il 515, 516, 440 e 444 del codice penale ovvero frode in commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive. Agli indagati sono stati sequestrati pc, cellulari, agende e tutti i documenti relativi alla produzione e ai controlli. A ottobre i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro avevano raccolto alcune testimonianze dei dipendenti che lamentavano di essere stati lasciati a zero ore (cosa prevista dal contratto per l’agricoltura ndr) per essersi “ribellati” a certe prassi, fino ad aprire una causa di lavoro. 


La collaborazione


In autunno ci fu un primo accesso in stretta collaborazione con i Nas e alla stazione dei militari nello stabilimento Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro. In quel caso nello stabilimento pesarese i Nas si erano insospettiti perchè nelle celle frigorifere avevano trovato circa 2mila chili di cagliato andato a male. E alcuni prodotti non erano tracciati. Da quel controllo è scattata la denuncia di Frediano Luconi, coordinatore dei siti di produzione, oggi nella lista degli indagati. Gli avevano contestato il reato contravvenzionale previsto per chi vende, detiene o distribuisce sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione. Ora si attendono i risultati delle analisi batteriologiche su quanto recuperato. 


Cooperlat Tre Valli ha fatto sapere che «i controlli dei prodotti immessi sul mercato non hanno evidenziato alcuna anomalia». E che gli ispettori «hanno potuto constatare il perfetto stato degli ambienti sotto il profilo igienico-sanitario e l’altrettanta perfetta conservazione ed integrità dei prodotti ivi rinvenuti». L’inchiesta continuerà anche per ricostruire la filiera dei controlli e capire chi ha permesso che quei prodotti venissero destinati al commercio.


 

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Corriere Adriatico