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PESARO - «Ho effettuato la terza visita di quello che sarà il mio lungo viaggio all'interno delle carceri italiane. Ispezione a sorpresa all'Istituto Penitenziario Villa Fastiggi di Pesaro». La senatrice Sinistra Italiana, Ilaria Cucchi, ha postato una foto su Facebook davanti al carcere pesarese spiegando di aver trovato una situazione «che definire di emergenza è dire poco» e invita il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a tornare con lei nell'istituto per rendersi conto della situazione. «Venga qui signor ministro! Venga con me che le mostro quel che si deve fare. Le chiedo un pò del suo tempo», scrive la senatrice.
La senatrice Cucchi al carcere di Pesaro dopo l'aggressione di un agente
La visita è stata effettuata due giorni dopo una aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria: nella serata del 31 dicembre verso le ore 21.15 al termine della socialità dei detenuti, prorogata per l'occasione dalla Direzione dal normale orario delle ore 19.30 alle ore 21, per consentire i festeggiamenti di fine e inizio anno. Un recluso di origine marocchina, per motivi ancora in fase di accertamento, ha colpito violentemente al viso l'agente di Polizia Penitenziaria in servizio procurandogli la frattura del setto nasale e la lussazione della mandibola.
Ilaria Cucchi ricorda che a Villa Fastiggi «moriva di burocrazia Anas Zenzami, suicida il 25 settembre 2015» e «per questa morte la Corte Europea ha messo sotto accusa lo Stato italiano sia per la drammatica inadeguatezza dell'assistenza sanitaria fornita al detenuto sia per le inaccettabili modalità con le quali è stata esercitata l'azione giudiziaria».
L'esponente della Sinistra rimarca che le «proteste di detenuti ed agenti sono rimaste inascoltate. Perdite d'acqua dagli impianti idraulici non riparate da anni. Muri devastati da umidità e muffe. Pazienti psichiatrici parcheggiati come fossero pacchi accatasti nei magazzini delle grandi imprese logistiche. Privati del diritto alla salute ed alla dignità. Tossicodipendenti abbandonati a sè stessi. Strutture funzionali e ricreative fatiscenti, per usare un'espressione benevolente. Tutto questo - aggiunge Ilaria Cucchi - di fronte ad un personale che cerca disperatamente di fare quello che può. Una sanitaria, della quale preferisco non indicare la specializzazione, mi ha abbracciata appena mi ha vista. Un abbraccio silenzioso che ha voluto dire tanto. Lo sguardo degli agenti perso tra la voglia di fare e la frustrazione dell'impotenza. Tutta umanità inascoltata e vilipesa. Al signor Ministro delle infrastrutture che dice che le carceri vanno messe in sicurezza rispondo: venga qui signor Ministro! Venga con me che le mostro quel che si deve fare. Le chiedo un pò del suo tempo. In fin dei conti il carcere di Pesaro è a pochi chilometri dal luogo delle sue notissime vacanze estive rivierasche».
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Corriere Adriatico