PESARO - Erano dovuti intervenire i carabinieri per “liberare” la ragazza chiusa in casa dall’ex compagno. Quella era la notte a cavallo tra l’antivigilia...
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Civitanova, «sali in auto, ti porto a casa». Stalking a una 14enne, l'imputato ha 71 anni
Ascoli, lancio di uova dentro le case e contro le auto dei vicini: condannata un'intera famiglia
Secondo le testimonianze, dopo aver cercato sul cellulare la ragazza, i familiari e gli amici erano andati sotto casa dell’allora fidanzato. Di qui diverse chiamate ai carabinieri dicendo che lui non la faceva uscire. Dall’altra parte anche il padre del ragazzo aveva chiamato i militari dicendo che alcune persone molestavano il figlio. Ieri in aula è stato ascoltato l’imputato che ha negato di non aver fatto uscire la ragazza, ma che sarebbe stata lei a chiedere protezione. Erano scattati insulti e minacce come «vi sgozzo come dei maiali». Ma lui ha replicato che erano stati degli insulti reciproci. Fatto sta che furono i carabinieri a salire in casa e far uscire la ragazza, motivo per cui tra i capi di imputazione risultava il sequestro.
Lei era intimorita e aveva detto ai militari che voleva troncare la relazione ma lui non voleva. Sono stati ripercorsi anche altri fatti tra cui l’episodio in cui lei aveva riportato un occhio nero durante un alterco. Altra circostanza negata. Poi l’episodio in cui lei sarebbe stata spinta addosso a una macchina. Lei sarebbe voluta tornata a casa a piedi, nonostante fosse lontana, ma anche in quel caso il giovane avrebbe alzato le mani. Mentre alcune amiche di lei avevano già riferito di averlo visto mentre la spingeva contro una ringhiera a scuola.
La richiesta del pm
Il pubblico ministero ha chiesto in sede di requisitoria la condanna a 2 anni e 6 mesi. In tribunale, gli amici e i parenti di lei hanno atteso la sentenza, così come l’imputato assieme ai famigliari. Il giudice ha condannato il 25enne a 2 anni e 4 mesi, al pagamento delle spese processuali e al pagamento di 6000 euro alla ragazza che si è costituita parte civile. Ma rispetto ai capi di accusa il reato di stalking è stato derubricato a percosse continuate. L’avvocato che assiste la ragazza vittima di violenza, Laura Biondi, si ritiene soddisfatta soprattutto per le puntuali indagini svolte dalla procura. Anche se rispetto agli atti persecutori la parte civile potrebbe produrre nuove carte, soprattutto rispetto ai messaggi che lui le avrebbe inviato continuamente anche per richiedere la remissione della querela. Circostanza di cui si è parlato in dibattimento, rispetto ai due numeri di telefono posseduti dal ragazzo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico