Pesaro, rifiuta di eseguire massaggi sexy: picchiata e rapinata

Pesaro, rifiuta di eseguire massaggi sexy: picchiata e rapinata
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PESARO Il centro massaggi con finale erotico. Ma una ragazza si era rifiutata di fare i massaggi con “happy ending”. Un rifiuto che le era costato caro perché un pesarese sulla quarantina e una cinese di 54 anni l’avevano riempita di botte. E non solo. E’ iniziato ieri davanti al collegio di Pesaro il processo per la donna cinese accusata di rapina, lesioni e sfruttamento della prostituzione. I fatti risalgono al 2019 quando i due, di fronte al no della massaggiatrice al finale hot per il cliente, le avevano strappato di mano il telefonino per impedirle di chiamare le forze dell’ordine. E poi le botte. Ma alla fine la massaggiatrice ribelle era riuscita a scappare e a denunciare tutto ai carabinieri.

 

La denuncia

Compreso tutto quello che succedeva tra le pareti di un centro massaggi sulla statale Adriatica dove le dipendenti, tutte orientali, erano incaricate e forse costrette a soddisfare le richieste piccanti dei clienti, con prestazioni finali da bollino rosso. I due titolari del centro, una cinese e un pesarese, sono così finiti alla sbarra. Il socio, un pesarese, ha patteggiato a giugno a 1 anno 10 mesi e 20 giorni. Ieri mattina l’altro troncone del processo perché la signora cinese, difesa dall’avvocato Aldo Nocito, ha scelto di essere giudicata davanti al collegio del tribunale di Pesaro. Verrà ascoltata lei, così come la vittima e altri testimoni. A sostenere l’accusa il pubblico ministero Maria Letizia Fucci. In quel centro massaggi sulla statale oltre ai normali servizi da salone estetico, si eseguivano anche massaggi con “lieto fine”, su richiesta del cliente. Ma soprattutto dietro pretesa dei titolari. E secondo l’accusa non sarebbe stato possibile dire no. Cosa che ha scatenato la reazione dei titolari. L’accusa di rapina deriva dal fatto che le avevano strappato il telefono di mano, poi le lesioni per gli schiaffi e le spinte. Una denuncia che ha portato a capire cosa succedesse nel centro estetico. Tanto da attribuire ai due titolari anche l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Un reato che si inquadra nel contesto della cosiddetta legge Merlin del 75.

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Corriere Adriatico