E' amministratore di sostegno della sorella, ma le fa sparire 20mila euro dal conto

Pesaro, è amministratore di sostegno della sorella, ma le fa sparire 20mila euro dal conto
PESARO - Avrebbe dovuto essere l’amministratore di sostegno, ma anziché accudire e provvedere alla sorella, l’uomo le avrebbe sottratto dal conto ben 20 mila...

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PESARO - Avrebbe dovuto essere l’amministratore di sostegno, ma anziché accudire e provvedere alla sorella, l’uomo le avrebbe sottratto dal conto ben 20 mila euro. Motivo per cui la storia che è finita davanti al Gup di Pesaro che ora dovrà decidere se rinviare a giudizio l’uomo. 


Si tratta di un 53enne che dal 2017 al 2019 avrebbe approfittato del suo titolo per sottrarre del denaro. Due anni di prelievi “non giustificati e non documentati” per una somma pari a 20.200 euro.

 

Il giochino è andato avanti per un po’ finchè la struttura dove era ricoverata la sorella, a Pesaro, ha iniziato a chiedere conto delle rette non pagate. Così, dopo una serie di approfondimenti l’uomo è stato scoperto ed è stato indagato per il reato di peculato (in quanto aveva compiuto il reato nell’esercizio della sua funzione di amministratore di sostegno). 
L’altro capo di imputazione riguarda l’omissione di atti d’ufficio, perché non avrebbe presentato i rendiconti contabili riferiti all’attività svolta per la sorella e i relativi movimenti bancari. Il tutto con l’aggravante di aver commesso il reato nei confronti di una persona con minorata difesa. La donna è tutelata dall’avvocato Andrea Casula. Purtroppo non si tratta di casi isolati perché pochi giorni fa c’era stata un’altra storia simile che aveva portato a una condanna. Un uomo di Montecalvo in Foglia era stato nominato amministratore di sostegno della madre molto anziana e sofferente di una grave patologia neurologica. 


Ma anzichè provvedere a lei, non solo non le pagava la retta della struttura di riposo dove era ricoverata, ma le avrebbe preso anche i risparmi. Così si è reso responsabile di fatti di peculato. Aveva sottratto alla madre, tra il 2013 e il 2016, circa 27.600 euro, accumulando, nel contempo, un considerevole debito verso la struttura che accoglieva la madre. Motivo che aveva spinto la Compagnia della Guardia di Finanza di Urbino a indagare. I finanzieri su disposizione del Tribunale, hanno eseguito, all’esito del giudizio d’appello che ha confermato la condanna dell’imputato, la confisca per equivalente dell’abitazione dell’uomo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico