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PESARO - Chiama l’ambulanza e insulta uno dei medici perché è un uomo di colore. Finisce a processo. E’ la storia di una donna di 52 anni di origini romene residente da anni in Italia. Il caso è datato 2017, ma ieri è finito in Tribunale a Pesaro davanti al giudice monocratico.
Secondo quanto ricostruito nel corso del procedimento era stata chiamata l’ambulanza del 118 perché la donna aveva avuto una crisi, dunque necessitava di cure per calmarsi.
Per lei era inaccettabile tanto che ha iniziato a minacciare il sanitario e a proferirgli ogni tipo di insulto a sfondo razziale. «Nero di m… vattene, non mi farò mai curare da te» alcune delle parole rabbiose con cui lo ha investito.
E ancora «Paghiamo le tasse per te», fino a «Vai a vendere al mercato, non puoi fare il medico». Non paga di tutto questo, ha iniziato a minacciarlo con frasi come: «Ti ammazzo, ti taglio la gola».
Frasi pesantissime e un rifiuto totale tanto che è intervenuto l'equipaggio di una seconda ambulanza per portar via la signora e darle dei sedativi. La cosa non è affatto passata inosservata e il medico l’ha querelata costituendosi parte civile nel processo tramite l’avvocato Massimiliano Rosti.
Potrebbero bastare tutti questi improperi e comportamenti non consoni? No. Lei ha persino dichiarato, una volta arrivata in ospedale, di essere stata stuprata da quel medico. E anche questo potrebbe avere conseguenze in sede di processo.
La signora è finita sul banco degli imputati con l’accusa di minacce aggravate dalla finalità di odio etnico. Ieri è stato ascoltato un teste, ma l’udienza riprenderà a maggio con l’ascolto di altri testimoni, la discussione e la sentenza. La donna è difesa dall’avvocato Umberto Levi.
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