Si spaccia per poliziotto e si fa pagare per evitare un processo, ma alla sbarra ci finisce lui: condannato

Si spaccia per poliziotto e si fa pagare per evitare un processo, ma alla sbarra ci finisce lui: condannato
PESARO - Si spaccia per agente di polizia giudiziaria e promette di far evitare un processo dietro un pagamento. Alla fine è invece stato il truffatore a finire sotto...

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PESARO - Si spaccia per agente di polizia giudiziaria e promette di far evitare un processo dietro un pagamento. Alla fine è invece stato il truffatore a finire sotto processo ed è stato condannato. Il fatto riguarda un 45enne del Nord Italia che ha contattato un barista di Gabicce sulla cinquantina.

 

I toni della telefonata sono stati più o meno questi: «Lei ha disdetto in modo non corretto l’abbonamento alla rivista della Polizia di Stato, sta per iniziare un processo a suo carico perché non ha più pagato i fascicoli». L’uomo era effettivamente abbonato alla rivista e ha pensato fosse tutto vero. Ma dall’altra parte non c’era alcun agente di polizia giudiziaria del tribunale di Roma, ma un truffatore. Che è andato avanti nel suo raggiro. In pratica ha detto al barista di aver parlato col giudice e che c’era la possibilità di chiudere la storia extragiudizialmente previo pagamento di 897 euro. L’uomo, preso dal panico, per evitare un inesistente quanto lungo processo, ha acconsentito e ha accreditato la somma al sedicente operatore del tribunale. Poi si è confidato con la moglie e pian piano si è reso conto che si trattava di una truffa, così ha denunciato tutto ai carabinieri. I militari sono partiti dall’Iban fornito dal sedicente poliziotto e hanno trovato il 45enne, già gravato di precedenti come furto e minacce. Dalla perquisizione è emersa la corrispondenza con il conto corrente fornito alla vittima per il pagamento. Così lo hanno denunciato. Ieri il caso è finito davanti al giudice monocratico. L’avvocatessa dell’imputato, Stefania Calma, ha chiesto l’assoluzione perché l’Iban corrispondeva alla persona, ma non sarebbero state fatte verifiche sull’accredito della somma né sulla corrispondenza del numero di telefono da cui era partita la truffa con quello dell’imputato. Il giudice ha condannato il 45enne a 8 mesi di reclusione.

 

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Corriere Adriatico