Chiede un milione all'ex per averla contagiata con l'Hiv, ma la difesa replica: «Non sapeva di essere infetto»

Chiede un milione all'ex per averla contagiata con l'Hiv, ma la difesa replica: «Non sapeva di essere infetto»
PESARO - L’accusa è grave, la richiesta di risarcimento danni è alta, vicina al milione di euro, ma la giurisprudenza non è ancora univoca sul caso. A...

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PESARO - L’accusa è grave, la richiesta di risarcimento danni è alta, vicina al milione di euro, ma la giurisprudenza non è ancora univoca sul caso. A finire a processo è un 50enne con l’accusa di lesioni gravissime determinate dal fatto di aver contagiato l’allora compagna con il virus dell’Hiv. I due stavano insieme da tempo, circa tre anni e quando lei l’ha scoperto ha querelato il compagno convinta che lui sapesse di essere positivo e di averla quindi contagiata. Il caso è finito in procura ma il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione sulla base del fatto che lui non sapesse di essere malato.

 

La donna si è opposta e ieri il caso è finito davanti al Gup del tribunale di Pesaro. «Secondo la nostra linea difensiva – spiega l’avvocatessa dell’indagato Chiara Dorsi – sosteniamo che lui non fosse consapevole di essere malato. Dopo l’opposizione all’archiviazione si è arrivati all’imputazione coatta. Il reato penale punisce chi trasmette volontariamente il virus, come fosse un untore. E ci sono stati casi in Italia di persone che adescavano le vittime. Noi abbiamo prodotto una relazione medico legale in cui si certifica che il mio assistito ha saputo di avere l’hiv solo dopo la fine della relazione. Un rapporto stabile. Per la persona offesa la responsabilità sta nel fatto di non essere stata informata della malattia. Tanto da produrre una relazione in cui il mio assistito si sarebbe rifiutato di sottoporsi al test dell’Hiv in una particolare occasione. E visto il rifiuto, la persona offesa ritiene che lui sapesse di essere positivo. Per noi non è così, ci si può rifiutare di fare un test. Noi sosteniamo che il reato penale sia un reato di evento, e che la condotta non si può punire ex post. In altre parole sarebbe punibile solo se lo avesse saputo». Lui sostiene di averla avvisata subito, appena scoperto di essere positivo, lei sostiene di non essere stata avvisata nell’immediatezza. La donna ha chiesto 800 mila euro di risarcimento per il danno e ieri il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per l’imputato. Il giudice si è preso del tempo per poter valutare la situazione anche vista la scarsa giurisprudenza in un caso simile. Il processo è stato rinviato al 14 giugno per repliche e sentenza.

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Corriere Adriatico