PESARO - Altro che muraglia cinese, a Pesaro c’è la «Muraglia Power». Muraglia con «M» maiuscola. Come quella impressa sulla maglietta della...
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«Per la sesta partecipazione consecutiva al Palio, volevamo fare qualcosa di diverso, di non convenzionale - racconta Daniele Cappello, 24 anni, venditore ambulante di professione, capocontrada di Muraglia per diletto e per passione - Così, dopo aver esibito t-shirt più storiche, diciamo così, stavolta abbiamo pensato a un pacchetto di Marlboro, le sigarette bianco e rosse, come i nostri colori. Lo striscione dell’acquedotto, comunque, è sempre lì, pronto a essere messo in bella vista, per ricordare i tempi in cui l’acqua arrivava al centro cittadino passando proprio dal nostro quartiere».
«Nuoce gravemente ma chiatre» è il motto sulle magliette. Ma il cuore di Muraglia batte forte con un’associazione creata ad hoc, denominata «Muraglia fa», con cui i contradaioli realizzano gadget e organizzano feste (la prossima venerdì 15 luglio) che servono per autofinanziarsi. «Poi, quello che avanza, lo devolviamo in beneficenza - rivela Daniele Cappello, che è subentrato come capocontrada a Michel Bezziccheri, il quale comunque continua ad adoperarsi per la causa - Una parte la diamo alla fondazione per la Lotta contro l’Infarto del professor Ernesto Sgarbi, che ha sede proprio nel quartiere, e un’altra a Volentieri volontari, il gruppo di persone che ripuliscono i parchi comunali della nostra città». Un modo per non rendere vano lo sforzo della macchina organizzativa del Palio, animata dalla volontà di persone come Gianluca Patrignani e Sara Cecconi che mettono anima e corpo per la causa. «Una grossa mano alla contrada la dà anche Stefano Falcioni, il consigliere comunale», continua Cappello che poi svela un altro aspetto degno di menzione: «Abbiamo una collaborazione con Casa Freedom, centro di accoglienza per immigrati situato a Fosso Sejore. Due ragazzi da loro scelti corrono nella nostra squadra, mentre gli altri ci aiutano col tifo il giorno dell’evento. Stessa cosa accade con il centro di accoglienza di Novilara». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico