«Non maltrattò la moglie» e per il finanziere arriva l'assoluzione

«Non maltrattò la moglie» e per il finanziere arriva l'assoluzione
PESARO  - Una separazione in atto, i presunti maltrattamenti, le accuse di relazioni extraconiugali e la cimice in auto. Un ufficiale della guardia di finanza è finito...

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PESARO  - Una separazione in atto, i presunti maltrattamenti, le accuse di relazioni extraconiugali e la cimice in auto. Un ufficiale della guardia di finanza è finito a processo con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie. Il pubblico ministero aveva chiesto 1 anno e 8 mesi di carcere al termine della sua requisitoria nel processo che si è celebrato con rito abbreviato. Ieri davanti al gup Francesco Messina è arrivata la sentenza. La donna nel corso della denuncia ha raccontato di anni di umiliazioni e prevaricazioni. 


 
Secondo il suo racconto il marito l’avrebbe controllata in maniera ossessiva tanto che le avrebbe piazzato una cimice nell’auto. Lei stessa avrebbe ritrovato quel piccolo dispositivo nascosto nell’abitacolo. La donna ha parlato di 15 anni cui lui l’avrebbe fatta sentire una nullità, le avrebbe anche imposto l’abbigliamento e accusata di avere relazioni extraconiugali. Ma queste accuse di tradimento, come emerge dagli atti, sarebbero reciproche. In un’occasione, dalle parole si sarebbe arrivati anche ai fatti. Il finanziere le avrebbe dato uno schiaffo durante una lite. Episodi costanti che hanno portato la coppia alla separazione. Ma nel frattempo la moglie lo ha denunciato per maltrattamenti alla procura. 


Ad assistere il finanziere, gli avvocati Paolo Biancofiore e Monica Nicolini, mentre la donna si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Cinzia Fenici. Lui era stato interrogato più volte, ma nega gli addebiti. Secondo la tesi difensiva, tutto sarebbe avvenuto in costanza di separazione, in una situazione quindi conflittuale. Ma non ci sarebbero condotte umilianti e neppure episodi di violenza fisica. Anzi, la difesa parla di 733 contatti telefonici tra chiamate e messaggi tra la donna e un presunto collega. Troppi per parlare di lavoro, per la difesa il segno di una relazione extraconiugale e soprattutto qualcosa che «minerebbe la credibilità della signora». E sottolinea che non è affatto chiaro chi abbia messo la cimice nell’abitacolo dell’auto. Il giudice ha assolto il finanziere per il fatto non sussiste. La difesa si dice soddisfatta ma attenderà le motivazioni della sentenza.

 

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Corriere Adriatico