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PESARO - L’operazione “Cento fiori” è una metafora: dopo averne estirpato uno, ne può nascere un altro. Il questore Raffaele Clemente è soddisfatto del risultato, ma non lo considera certo un punto di arrivo. «E’ una istantanea con effetto non permanente, ora dobbiamo stabilizzare i risultati continuando la pressione sul parco». In conferenza stampa ha spiegato come si è arrivati alle 19 misure cautelari e agli arresti di questi mesi.
«Quando sono arrivato a Pesaro dissi che mi sarei messo a studiare. Così chiesi quale fosse il problema della città e la risposta era lo spaccio al parco Miralfiore. Cosa che restituisce un diffuso senso di insicurezza. Così abbiamo portato avanti una azione preventiva e investigativa grazie alla squadra volante e alla squadra mobile. Abbiamo documentato 500 episodi di spaccio racchiusi in 1200 pagine di ordinanza». Il questore ha sul tavolo il plico, in tutto il suo spessore.
Mappatura da agosto
«L’autorità sanitaria ci ha parlato di svariate overdose con persone crollate a terra proprio al parco Miralfiore.
Il dirigente della squadra Mobile Paolo Badioli ha sottolineato alcuni passaggi dell’operazione. «Da agosto 2020 abbiamo avuto 21 arresti. Dovevamo però contestare cessioni seriali per evitare che la cosa si configurasse giuridicamente nel piccolo spaccio e dunque non avere misure cautelari per gli autori dei reati. Non è stato semplice ricostruire le identità, i loro spostamenti. Abbiamo soprattutto ovulatori, soggetti che ingeriscono la cocaina o l’eroina e la trasportano. Altri la tengono in bocca, pronti a ingerirla se li fermiamo, la sputano e la cedono».
La droga dal Nord
Secondo gli investigatori la droga arriverebbe dal Nord Italia e il parco sarebbe un tassello di quelle piazze di spaccio da gestire. Un giro d’affari da migliaia e migliaia di euro. Che sono stati trovati solo in minima parte, il resto si è volatilizzato nei canali di approvvigionamento o è tornato in Africa come lauto guadagno. Non è stata contestata l’ipotesi associativa, anche se c’è una figura dominante: un 22enne. Non sono un’organizzazione compiuta, ma pedine. Quello che è certo è che questo influirà pesantemente per la loro richiesta di rifugiati politici. «E’ uno step di un cammino ampio, abbiamo messo solo un punto e virgola» chiudono in Questura.
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Corriere Adriatico