Maggioli (ex campione di basket) positivo a Omicron: «Virus bastardo, ecco cosa mi è successo»

Michele Maggioli
PESARO Sportivo è sportivo (molto sportivo), quindi pure iper controllato sotto il profilo delle prevenzione e senza serie malattie pregresse, ed è anche una stazza...

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PESARO Sportivo è sportivo (molto sportivo), quindi pure iper controllato sotto il profilo delle prevenzione e senza serie malattie pregresse, ed è anche una stazza d’uomo formato salute. Per dirla in numeri: 45 anni, 2 metri e 12 d’altezza e 120 chili di peso. Eppure Michele Maggioli, conosciutissimo ex cestista professionista (50 presenze in nazionale), fino allo scorso autunno Club Manager all’Aurora Basket Jesi e oggi socio del 4Motion Padel Hangar di Fermignano, ha scoperto di soffrire di una fibrillazione atriale lo stesso giorno che si è ritrovato positivo al Covid. 

 
E oggi, dopo un ricovero lampo all’ospedale Marche Nord, farmaci da prendere e altri accertamenti da seguire, forte del suo passato da ex atleta professionista e del suo seguito anche social si lancia in un appello, rivolto ai giovani, ai dubbiosi, a chi sottovaluta e riduce tutto a un “ma in fondo...”: «Ragazzi: attenti. Non abbassate la guardia, non prendete il virus sottogamba o non banalizzatelo a livello di influenza. E ve lo dico raccontandovi la mia esperienza, che mi ha spaventato e intimorito». Maggioli non si è ancora negativizzato e complessivamente sta bene («un po’ di febbre all’inizio anche abbastanza alta») ma quella fibrillazione atriale scoperta solo pochi giorni fa in qualche modo lo ha destabilizzato, costringendolo a fare i conti con un fisico che non lo ha mai tradito ma di cui adesso tasta le fragilità. Nel racconto parte da una premessa: «Mi ammalo con difficoltà e ho una soglia del dolore molto alta, lo sopporto bene. Ho fatto anche la terza dose a dicembre e sono sempre stato attento».

Il tampone positivo

Eppure... «Eppure a un certo punto mi scopro positivo, così come la mia compagna. Ho la febbre e prendo tutte le accortezze del caso. Ma è la sera a cena che mi sono spaventato. Mi girava la testa e il cuore era fuori controllo, iniziando a battere all’impazzata, come se volesse uscire dal petto. Stavo male, ma non capivo quello che mi stava succedendo. Fortuna che nella mia agenda i numeri dei medici non mancano, a cominciare dall’amico, bravissimo, Piero Benelli. La conclusione è che interpello un dottore e questo mi spedisce d’urgenza al pronto soccorso di Pesaro. Personale gentilissimo e tutti professionali: decidono di trattenermi in osservazione per la notte e nel frattempo scoprono che soffro di fibrillazione atriale aggiungendo che hanno già visto casi come il mio, ovvero di persone positive con sintomi solo in apparenza blandi e sottovalutati ma che possono avere ben altre conseguenze. Mi hanno rispedito a casa con medicine da prendere e controlli da eseguire ma tutto ciò mi ha intimorito e vorrei che quanto è successo a me diventasse un monito per tanti altri».

«Un virus infame»

Un monito che Maggioli ha racchiuso in post sincero e accorato diventato subito virale.«Questo virus infame - ha scritto-, questa variante che dicono sia più clemente rispetto alle prime, mi ha messo all’angolo in mezza giornata. Questo subdolo bastardo lo ha fatto andando a colpire una debolezza congenita diagnosticatami qualche anno fa: un’aritmia che non mi ha mai impedito di competere ad alti livelli, trasformandola in un attimo in fibrillazione atriale, facendomi passare 14 ore d’inferno in cui mi sembrava mi scoppiasse il petto. Sono state 14 ore in cui le mie pulsazioni passavano da 170 a 50 nell’arco di 40 secondi. Sono state 14 ore in cui ho occupato un lettino del pronto soccorso e il tempo del gentilissimo personale del San Salvatore, in una notte in cui arrivava un codice rosso all’ora, tra i quali anche un bambino».

«Ora - prosegue - sto bene, anche se sto prendendo le pasticche che prende mia madre e questa cosa mi fa sentire molto, ma davvero molto, ex ex giocatore. Ironizzo come faccio di solito, ma lo spavento c’è stato è innegabile. Il pensiero però va a due anni fa quando si brancolava nel buio, non c’erano cure e non c’erano vaccini e non oso immaginare che cosa deve essere stato quel pronto soccorso o meglio, ho i brividi al solo pensiero». Infine, la raccomandazione più sentita: «Ragazzi: vivete sereni, felici e divertitevi ma non abbassate la guardia del tutto mi raccomando. Un conto è essere ottimisti e un conto è essere faciloni».

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Corriere Adriatico