Pesaro, maltrattamenti, violenza sessuale e agguato alla stazione: altra condanna per il marito aguzzino

Pesaro, maltrattamenti, violenza sessuale e agguato alla stazione: altra condanna per il marito aguzzino
PESARO - Due fascicoli distinti, la stessa storia, quella di un rapporto burrascoso e violento che è finito in tribunale. Ieri la seconda sentenza per le accuse di...

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PESARO - Due fascicoli distinti, la stessa storia, quella di un rapporto burrascoso e violento che è finito in tribunale. Ieri la seconda sentenza per le accuse di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale a carico di un pesarese di 63 anni.


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Una storia balzata alle cronache perché nell’autunno del 2018 una donna, di origini egiziane, 38enne era scesa dal treno alla stazione di Pesaro ed era stata aggredita dal marito. Intervenne la Polizia a fermare tutto. Ieri di fronte al Gip si è discusso con rito abbreviato il caso delle violenze e maltrattamenti. Condotte che sarebbero iniziate in Egitto dal 2011 al 2016.
 
«Dal 2017 tutto è proseguito a Pesaro – spiega l’avvocatessa di parte civile che assiste la donna Francesca Santorelli – Lui le ha portato via il figlio e poteva vederlo solo in videochiamata. Poi lei è venuta a Pesaro e fino al 2018 ci sono stati altri episodi. Lei viveva da prigioniera, non parlava italiano, e non voleva raccontare nulla per la paura di perdere il figlio. Per fortuna, è riuscita a chiedere aiuto telefonicamente tramite un’amica che ha rivelato tutto al centro antiviolenza. Così è venuta a galla la storia e si è attivata anche la Questura che l’ha letteralmente salvata di nascosto. Lei poteva uscire solo quando doveva andare alla scuola di italiano e in quel contesto ha deposto tutto ai poliziotti. Ed è nato il caso».
L’altra versione
Negli scorsi mesi la donna, che vive con la figlia in una residenza protetta per evitare il contatto con l’ex, aveva raccontato cosa era successo. Opposta la versione dell’uomo. Aveva parlato di un rapporto conflittuale intriso di una paura reciproca che potessero portarsi via il figlio l’un con l’altro. Nel capo di imputazione all’uomo vengono imputati maltrattamenti e violenza sessuale ma anche psicologia e economica a cui la sottoponeva.
L’avvocatessa che assiste la donna egiziana, Francesca Santorelli sottolinea che «Ci sono state ben due udienze passate in cui il giudice ha voluto ascoltare la versione della mia assistita, per una ricostruzione dei fatti. Un processo molto delicato perché c’era stato anche un episodio di atti persecutori». Ieri è arrivata la sentenza e il giudice ha condannato l’uomo a 4 anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento di 50 mila euro. «Siamo molto soddisfatte – spiega Santorelli – alle donne vittime di violenza non interessa la questione economia, bensì essere credute. E una sentenza di questo tipo fa capire che le accuse mosse hanno un fondamento riconosciuto». 
Il precedente

Nell’autunno 2018 un episodio che fece clamore. Lui, secondo quanto era emerso dalle forze dell’ordine, era riuscito a sapere che lei sarebbe arrivata in stazione a Pesaro. E così l’ha aspettata. Appena era scesa, l’uomo l’aveva aggredita. Sul posto erano arrivati carabinieri e polizia. La donna, ferita e sotto choc, era stata portata all’ospedale San Salvatore e aveva avuto una prognosi di 7 giorni a seguito delle ferite riportate nella colluttazione. L’uomo era stato trovato nei pressi della stazione e arrestato. Il giudice per questo altro caso aveva inflitto all’uomo una condanna a 1 anno e 6 mesi.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico