Addio a Sergio Ginepro, arbitro d'eleganza: «Era lo stile di una Pesaro rimpianta»

Addio a Sergio Ginepro, arbitro d'eleganza: «Era lo stile di una Pesaro rimpianta»
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PESARO - «Oggi Pesaro perde uno dei suoi pilastri: Sergio Ginepro», nelle parole apparse nel profilo social di Davide Ippaso, segretario di Confcommercio, tutto il rammarico e l’affetto di un amico e di una città che si uniscono al dolore della famiglia per la scomparsa di uno dei commercianti più noti e amati che ha portato alto il nome di Pesaro fin dagli anni ’70, con un negozio, all’angolo tra via Rossini e piazzale Collenuccio che era un vero e proprio punto di rifermento di moda e stile.

 

Aveva 78 anni ed era da tempo malato. Sergio Ginepro è stato presidente della sezione di Pesaro di Confcommercio e presidente della Fidicom, «un alto dirigente che ha costruito con passione e serietà la Confcommercio e l’ha fatta diventare grande, quella che è oggi. - racconta Ippaso - Io sono entrato con lui, tutta la mia carriera iniziale l’ho fatta con lui e lì è nato il grandissimo rapporto di amicizia che legava anche le nostre due famiglie». 

Un punto fermo

Le vie del centro di Pesaro, negli anni ’70 e ’80, erano paragonabili alla romana via Condotti, o alla milanese via Montenapoleone: Ginepro, Mancini, Ragaglia (Linea Uomo), Rotella, Ratti, Olivieri, Gagliardi, Moscatelli, Ciccoli (uno dei primi negozi di giocattoli), la Dimar dischi. «Non si andava a fare shopping, si andava in quei negozi che dettavano lo stile: molte persone della mia generazione, ma non solo, non possono non ricordare i punti fermi delle nostre “vasche” in via Branca o per il corso XI Settembre. - prosegue Ippaso - I pantaloni di qua, la camicia di là, le scarpe laggiù: erano i consulenti della moda di un tempo, quella vera, quella che ci identificava, non quella di oggi formattata verso il basso, globalizzata per renderci tutti uguali senza caratterizzazione. Poi c’erano i Pinto di Villa Serena, i Ridolfi dello Scudiero: una volta l’attività si identificava con le persone. Il quadrivio del centro storico, tra negozi, pasticcerie e ristoranti era di un livello altissimo e venivano clienti anche dalla Romagna e non solo». «Sergio era uno che credeva molto nell’identità, nella partecipazione: anche le assemblee erano molto più sentite. - conclude Ippaso - Il virtuale non aveva soppiantato i rapporti umani e voglio ricordarmi Sergio così, brontolone, ma deciso e umano. Faceva parte di una generazione di persone legate ad un modo onesto di fare imprenditoria. Poi c’era anche la passione per la Scavolini, altro legame forte che ebbe con mio padre. Ha mantenuto il negozio fino al 2014, ha lasciato quando tutto stava cambiando, in una Pesaro che ha perso molto della sua identità». 

Il tifoso della Vuelle

«Sergio è stato un grande dirigente: - aggiunge il direttore di Confcommercio Amerigo Varotti - l’ho seguito in tante delle sue funzioni: da presidente della sessione comunale a membro della giunta provinciale e presidente della cooperativa di garanzia fidi, e soprattutto un amico un rappresentate di quel commercio pesarese autentico, oggi quasi perduto. Era stato anche uno dei fondatori del Consorzio Pesaro Promozione creato direttamente dai commercianti per organizzare iniziative di valorizzazione della città. Una persona che ha dato molto all’associazionismo e alla città che amava. Era un amico con cui condividevo anche la passione per il basket: aveva la postazione sotto l’inferno biancorosso. Abbiamo perso un altro grande uomo, che ha scritto pagine importanti della storia di questa città». Sergio lascia la moglie Monica, i figli Silvia e Mirko e i nipoti Alessio Anita ed Ettore. I funerali si svolgeranno venerdì primo ottobre alle 10 in Duomo, il rosario è previsto domani alle 18, sempre in Duomo.

 

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Corriere Adriatico