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PESARO Sono già cinque gli incidenti stradali da inizio mese. L’ultimo mortale risale appena a domenica mattina, quando Massimo Gili, ex dipendente comunale di 76 anni, si è scontrato con uno scooter mentre era in bicicletta. Il luogo della tragedia non è nuovo alle cronache: l’incrocio semaforico sulla Statale che connette via Cavour con piazza Doria. Una donna di 79 anni era stata travolta in quello stesso punto, sempre da uno scooter, nemmeno un anno fa, rimanendo solo ferita fortunatamente.
Le zone critiche
La SS16 spicca subito all’occhio se si visiona la mappa dei sinistri stradali a Pesaro. Un’altra arteria costellata di tamponamenti e di investimenti pedonali è via Solferino così come la interquartieri. E seguendo la “scia” degli incidenti si arriva in pieno centro cittadino: le zone Porto e de centro sono quelle che registrano maggiori infortuni. Basta pensare che in città, 3 incidenti con feriti o morti ogni 4 avvengono su strade urbane, secondo i dati aggiornati dall’Istat al 2023. E 2 volte su 3 il veicolo coinvolto è un automobile, mentre i motorini o altri ciclomotori sono responsabili solo del 19% dei sinistri. Lo sa bene Andrea Pirozzi, consigliere del quartiere Porto e uno dei fondatori dell’associazione Pesaro 30, impegnata a sensibilizzare sui rischi della velocità. Lo fanno trasferendo i dati Istat su una mappa consultabile sul loro sito. «Con i puntini colorati segniamo solo gli incidenti dove sono state riportate delle lesioni, per cui i dati sono in realtà sottostimati: è come un iceberg». L’obiettivo del suo lavoro è implementare qui il modello della città a 30 km orari, come a Bologna. Oggi a Pesaro questo modello è già presente a macchia di leopardo nei quartieri, vicino a scuole, chiese o zone residenziali. Come a Montegranaro-Muraglia o a Soria-Tombaccia. «Ma ci vorrebbe una rete stradale che diminuisca la velocità delle auto che sia più strutturata e omogenea, a partire dalle zone centrali come il quartiere Porto» spiega Pirozzi. «Quando abbiamo presentato il nostro progetto, a marzo, il Comune ha ascoltato e preso nota, ma poi non abbiamo saputo più nulla».
Cambio di viabilità
La proposta del consiglio municipale del porto prevede una riqualificazione delle infrastrutture stradali. «A noi che ci sia il cartello con scritto “zona 30” non interessa niente. La soluzione infatti», puntualizza Pierozzi «non deve essere scaricata sul buon senso del singolo automobilista, ma deve la città farsi carico della responsabilità di cambiare la viabilità a cui siamo stati abituati». E sta accadendo già, anche in alcune zone del centro, come sottolineano anche da Pesaro 30: «Un buon esempio è il nuovo piazzale D’Annunzio, quello col cascone di Valentino Rossi sul lungomare di Levante. Lì il Comune ha permesso una rigenerazione dell’area che ha dato più spazio alla bicipolitana, ma non bisogna fermarsi lì». La pista ciclabile è uno dei progetti che puntano nella stessa direzione di Pierozzi, che però aggiunge: «Va pensata non per chi usa la bici come svago, ma come mezzo, per cui si dovrebbe creare percorsi più agevoli tra i nodi cittadini e la pista. Mio figlio per poter arrivare al Campus in bici , di mattina, è costretto a passare per via Solferino per non allungare troppo i tempi». La battaglia per cambiare le cose però, a detta di Pirozzi, è ancora impopolare: «Basta guardare ai commenti sulle nostre pagine social: si dà sempre la colpa al pedone, specie se è anziano perché non è stato abbastanza reattivo», conclude Pierozzi. «La strada è ancora lunga.»
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Corriere Adriatico