Autolesionismo e scene di sesso, minorenne perseguitata in chat. Tre indagati, c'è una ragazzina pesarese

Autolesionismo e scene di sesso, minorenne perseguitata in chat. Tre indagati, c'è una ragazzina pesarese
PESARO - Sono riusciti a entrare in una chat di compagni di classe e hanno preso di mira una ragazzina, costringendola prima a realizzare filmati con scene di autolesionismo,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PESARO - Sono riusciti a entrare in una chat di compagni di classe e hanno preso di mira una ragazzina, costringendola prima a realizzare filmati con scene di autolesionismo, poi video a carattere sessuale. Ottenuti i file li hanno inviati ai compagni della vittima, umiliandola. Tre 15enni, uno residente a Napoli, uno a Reggio Calabria e una minore residente in provincia di Pesaro-Urbino, sono stati denunciati dalla Polizia di Stato per detenzione di materiale pedopornografico, mettendo fine ad un vero e proprio incubo per un'altra ragazzina di 14 anni di Cagliari, finita nella rete di un gruppo di flamers. Le indagini sono partite a seguito delle denunce presentate dalle madri di due compagni di scuola della vittima. I genitori, controllando i cellulari dei figli, hanno visto che avevano ricevuto su Whatsapp, diverso materiale di natura pedopornografica: cinque video e otto fotografie a sfondo sessuale e di autolesionismo. Filmati e foto erano stati inviati da un profilo associato a una numerazione fasulla ed erano accompagnati da un messaggio che indicava che si trattava di materiale autoprodotto da una loro compagna di classe di Cagliari.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico