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PESARO - Rapinarono imprenditore di un Patek Philippe davanti alla sua villa in strada Campanara, presi. Uno è lo stesso che rapinò la giornalista Mediaset Cesara Buonamici a Firenze. Un’indagine che parte da un cappellino e una collanina dove sono state trovare, grazie ai Carabinieri del Ris di Roma, tracce biologiche dei malviventi.
Nella mattinata di ieri, a Napoli e Roma alla casa di reclusione di Rebibbia, all’esito di articolata attività investigativa svolta dai Carabinieri della Compagnia di Pesaro con la collaborazione del Ris Carabinieri di Roma e dell’Arma di Napoli, sono stati arrestati due 43enne e un 33enne napoletani, ritenuti autori della rapina di un orologio di valore commessa in Pesaro ai danni di una coppia nell’agosto del 2020, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Pesaro su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha diretto le indagini.
Due indagati sono stati rintracciati a Napoli (uno ai domiciliari) ed il terzo già detenuto a Roma.
Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Borgo Santa Maria e del Nucleo Operativo della Compagnia di Pesaro hanno dimostrato che l’aggressione non era stata casuale. Quell’orologio era già saltato agli occhi dei rapinatori in un ristorante di Riccione, dove l’uomo aveva cenato con alcuni amici e dove era stato a sua insaputa costantemente osservato dagli esperti componenti del gruppo criminale. I malviventi avevano poi deciso di attendere che l’imprenditore pesarese terminasse la serata per poi pedinarlo fino a casa, in attesa del momento più propizio per colpire.
Sin dall’inizio è apparso chiaro come i responsabili della rapina fossero professionisti che avevano preso ogni precauzione, al fine d’impedire alle Forze dell’Ordine di risalire alla loro identità. Infatti, il gruppo campano aveva a lungo soggiornato sul litorale romagnolo e marchigiano utilizzando documenti falsi, schede telefoniche intestate a persone inesistenti e auto noleggiate o esportate verso altri paesi dopo il colpo.
Ciò nonostante, grazie alle indagini e all’esame di tutti i sistemi di videosorveglianza presenti nel tragitto compiuto dai malviventi durante la loro permanenza nel litorale adriatico, i Carabinieri sono riusciti a raccogliere gravi e concordanti indizi a carico dei tre arrestati. In particolare il sopralluogo dei Carabinieri aveva consentito di rinvenire, tra i cespugli, un braccialetto ed un cappellino indossati da uno dei rapinatori durante la rapina. Conferma dell’affidabilità della pista seguita dai Carabinieri è giunta dagli accertamenti eseguiti dalla Sezione Biologia del Ris dei Carabinieri di Roma, all’esito dei quali è stata confermata la corrispondenza del profilo genetico di uno degli indagati con quello ritrovato nel cappellino. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico