Pesaro, giovane ingegnere fugge dalla Turchia: «Ora ho troppa paura»

Luca Ruggieri
PESARO - Ha lasciato la Turchia «diventata un incubo tra la paura degli attentati terroristici e l’inferno nella notte del colpo di Stato». E dopo due anni,...

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PESARO - Ha lasciato la Turchia «diventata un incubo tra la paura degli attentati terroristici e l’inferno nella notte del colpo di Stato». E dopo due anni, tornerà a Pesaro. E’ la storia di Luca Ruggieri, ingegnere di 36 anni, che nel 2014 ha deciso di cambiare radicalmente vita, salvo ora tornare indietro.

Corlu, 270 mila abitanti, nella provincia del nord-est turco del Tekirdag, a 124 chilometri da Istanbul. E’ qui che Ruggieri si è trasferito, per lavorare in un’azienda tessile. «Non c’erano possibilità lavorative in Italia e in quel periodo, la situazione in Turchia non era grave come quella attuale». Nel primo anno non ci sono stati particolari problemi. «Mi sentivo al sicuro, in strada e nei centri commerciali c’erano controlli, quasi tutti i fine settimana andavo a a Istanbul. Ho trovato un popolo ospitale e accogliente». Un anno fa quella percezione di sicurezza è cambiata. «Ci sono stati degli scontri, poi a gennaio l’attentato nei pressi della moschea blu, dove sono morti diversi turisti». Da quel momento le passeggiate a Istanbul sono finite. Nei primi mesi del 2016 si sono verificati altri 12 attentati in Turchia, fino al terribile 28 giugno: l’atto terroristico all’aeroporto Ataturk, dove tre kamikaze si sono fatti esplodere, uccidendo più di 40 persone nell’area degli arrivi internazionali. L’ingegnere pesarese, che aveva un volo prenotato proprio in quei giorni, al momento dell’attentato si trovava ancora a Corlu, ma meno di 48 ore più tardi ha raggiunto lo scalo per fare rientro in Italia. «L’aeroporto era stato ripristinato quasi del tutto, non si vedevano più i segni dell’attentato, solo un’area per la commemorazione con le foto delle vittime». Quando i militari hanno iniziato ad occupare due ponti sul Bosforo con i carri armati, intorno alle 22 dello scorso 15 luglio, Ruggieri si trovava a Corlu. «Ho ricevuto una telefonata da mia madre, era molto agitata e mi ha detto quello che stava succedendo – racconta – Ho acceso la tv, ho visto quelle immagini dei militari che stavano occupando Istanbul. Mi sono subito sentito con il mio collega e abbiamo contattato il Consolato Italiano ad Istanbul, per capire come ci saremmo dovuti muovere. Ci hanno consigliato di non uscire di casa, ma la situazione stava degenerando».

«Dalla finestra - prosegue - vedevo tante persone in fila per i rifornimenti. Mi hanno riferito che nel colpo di Stato del 1980 erano stati costretti a restare chiusi in casa per mesi, senza neppure aprire le finestre. Ho temuto il peggio e ho deciso anche io di uscire per fare il pieno di benzina e prelevare denaro. Poi sono tornato in casa, incollato allo schermo. Fino a quando ho visto il messaggio di Erdogan sulla situazione stava rientrando. Erano quasi le 4. In quel momento mi sono ricordato che era anche il giorno del mio compleanno. E’ stata una notte che non dimenticherò mai». A quel punto la decisione: «Ogni minimo dubbio è stato spazzato via». L’ingegnere è tornato a Pesaro. A metà settembre inizierà a lavorare alla Ornamobil, azienda di arredamenti del Pesarese. Ma tra qualche giorno tornerà in Turchia per l riportare a casa oggetti personali. Sarà l’ultima volta. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico