Rubava le crocchette destinate ai gatti randagi: il ladro seriale dovrà fare lavori socialmente utili

Rubava le crocchette destinate ai gatti randagi: il ladro seriale dovrà fare lavori socialmente utili
PESARO - Rubava le crocchette destinate ai gatti randagi, ora dovrà svolgere lavori socialmente utili. Il caso è finito davanti al giudice dopo la denuncia dei...

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PESARO - Rubava le crocchette destinate ai gatti randagi, ora dovrà svolgere lavori socialmente utili. Il caso è finito davanti al giudice dopo la denuncia dei responsabili della colonia felina che lo avevano scoperto nel gennaio 2020. Lui è un pesarese di 60 anni finito a processo per furto aggravato perché si sarebbe impossessato in più occasioni di crocchette per i gatti destinate alle colonie feline in Strada Borgheria gestite da Animalia

 

Le colonie feline

Le ciotole erano state predisposte dai volontari per poter nutrire i gatti randagi che gironzolano attorno alle due colonie. Motivo per cui il furto è aggravato dal fatto che le crocchette erano esposte alla pubblica fede. Ma le volontarie avevano notato che serialmente il cibo spariva così hanno deciso di andare a fondo e grazie all’aiuto delle telecamere, hanno individuato chi poteva essere il responsabile. E quando è tornato per sottrarre altre crocchette destinate, per inciso, ai suoi gatti, è stato smascherato e denunciato. Ieri, difeso dall’avvocatessa Emanuela Manna, l’uomo ha scelto di estinguere il reato con la messa alla prova, svolgendo lavori socialmente utili con associazioni per poter cancellare la condanna e riparare socialmente a quanto fatto. E sempre ieri si è discusso un processo che vedeva marito e moglie imputati di uccisione di animali in concorso. Il 63enne e la 58enne “per crudeltà e senza necessità” sono accusati dalla vicina di aver causato la morte di un gattino di pochi giorni.

Gattino ucciso

La donna avrebbe preso il micino e lo avrebbe passato al marito che poi lo avrebbe sbattuto contro il pavimento. Ma al processo è emerso che l’imputata quel giorno era al lavoro e non poteva aver commesso il fatto. Motivo per cui il pm ha chiesto l’assoluzione per la donna e 6 mesi per il marito. La difesa non solo ha chiesto l’assoluzione di entrambi, ma anche la trasmissione degli atti al pm per aprire una indagine per calunnia nei confronti della vicina. La sentenza il 6 giugno.

 

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Corriere Adriatico