Nessuno del Comune ai funerali di Forlani: da Pesaro (sua città natale) neanche il gonfalone

PESARO   - «Gli sono stato vicino fino alla fine, ero con la famiglia alla tumulazione»: Arnaldo Ippoliti, avvocato, consigliere comunale di Ancona e figlio...

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PESARO   - «Gli sono stato vicino fino alla fine, ero con la famiglia alla tumulazione»: Arnaldo Ippoliti, avvocato, consigliere comunale di Ancona e figlio di Michele, il più stretto collaboratore di Arnaldo Forlani, è la voce narrante dell’ultimo saluto al leader Dc ieri mattina alla basilica dei Santi Pietro e Paolo all’Eur. Arriva con il tocco commosso del racconto là dove si fermano le immagini: tra le bandiere a mezz’asta per il lutto nazionale e il nugolo di autorità in chiesa a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella  che ha accolto il feretro. 


L’omelia


«L’omelia di monsignor Paglia è stata toccante - commenta - ha illuminato l’umiltà dell’uomo Forlani, la sua discrezione. Lo ripeteva sempre: il potere va gestito per i cittadini, non mostrato. Tutti volevano essere protagonisti solo lui però sapeva mediare e mettere d’accordo chiunque».

Nel mare magnum della politica nazionale presente (Casini, Pomicino, Letta, Renzi, Craxi, Rotondi, Bernini, Fontana, Scotti, Tabacci, Zingaretti, Boldrini e via elencando) anche l’onda lieve della delegazione marchigiana. Non corposa, ma di qualità: Sergio Schiavoni, l’assessore regionale Goffredo Brandoni, Raimondo Turati, Ivano Tacconi che da Macerata si è presentato impugnando il vessillo della Dc. E ancora gli imprenditori Felice e Pietro Santarelli, il fidato Elio Pasquini, Andrea Ugolini che si muove tra Pesaro e Roma e Federico Valentini. 


Nel banco accanto a quello delle massime autorità, i figli Alessandro, Luigi e Marco che lo ha ricordato negli ultimi anni di vita. «Ha continuato a seguire la politica - rievoca - la sua grande passione, ma in quella di oggi non ci si ritrovava». «Un signore» chiosa ancora Ippoliti nell’inanellare spigolature della cerimonia. Un solo disappunto. «Non ho visto nè un vessillo nè un gonfalone del Comune di Pesaro, la sua città. Eppure per Pesaro lui ha fatto tanto. Tutto ciò mi fa profonda tristezza. Possibile?».

Possibile tanto che la polemica è torrida come il picco dei gradi di luglio. A Roma non c’era nessun esponente in rappresentanza del Comune di Pesaro nemmeno, appunto, il vessillo della municipalità. «Una gaffe ingiustificabile da parte del Comune l’assenza della giunta» accusa l’opposizione. E non basta l’annuncio del sindaco di una cerimonia ricordo nel prossimo consiglio comunale. Per FdI, Lega, FI e Prima c’è Pesaro «una mancanza di rispetto inaccettabile non solo alla famiglia, ma anche alle istituzioni nazionali, considerato che parliamo di un funerale di Stato. Altro che “Pesaro nazionale”, questa è l’ennesima prova di una visione “provincialista” di Ricci e della sua maggioranza».
 

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Corriere Adriatico