Pesaro, autenticazioni liste elettorali 2 patteggiamenti e 2 rinvii a giudizio

Il tribunale di Pesaro
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PESARO - Due rinvii a giudizio e due patteggiamenti per l’inchiesta della falsa autenticazione delle liste elettorali del 2013. Quattro politici pesaresi coinvolti, il presidente del Consiglio comunale Luca Bartolucci, l’ex consigliere provinciale Giulio Tomassoli, gli ex consiglieri comunali Alessandro Di Domenico e Claudio Olmeda. Ieri il Gup del tribunale di Pesaro Giacomo Gasparini ha rinviato a giudizio Olmeda e Di Domenico e ha dato il via libera al patteggiamento per Bartolucci e Tomassoli. L’accusa era di aver autenticato le firme senza la presenza dei sottoscrittori. 


Coinvolto anche Tomassoli Per Bartolucci e Tomassoli è stata fatta anche una perizia calligrafica ed è emerso che le firme contestate non erano originali ma false. Bartolucci spiega come sono andate le cose e commenta il patteggiamento. «E’ un’opportunità processuale che ho voluto cogliere perché non volevo sostenere un dibattimento, per me sarebbe stato troppo pesante. Ringrazio la procura per il rigore dell’indagine e per la capacità di affrontare la questione anche con umanità. Sono soddisfatto di come si è chiusa la vicenda. Mi sono liberato di un peso insopportabile, per me un processo sarebbe stato insostenibile. L’avvocato Paolo Di Loreto dello studio associato Guardati-Mensitieri-Di Loreto ha interpretato al meglio le mie volontà». Bartolucci ha patteggiato a 6 mesi di carcere convertiti in sanzione pecuniaria di 45 mila euro. Ma trattandosi di un incensurato godrà della sospensione condizionale, quindi, come Tomassoli, non pagherà.


Dall’altra parte Di Domenico è stato rinviato a giudizio come Olmeda. «Mi aspettavo che tutto si chiudesse perché il fatto non sussisteva. Non riesco a capacitarmi, per Tomassoli e Bartolucci ci sono perizie calligrafiche chiare. E’ una situazione kafkiana, per un signore che ha firmato due volte mi ritrovo sul banco degli imputati. Si dice che non ero presente al momento delle firme, ma due testimoni invece dichiarano che ero lì. Tutte le firme sono autentiche». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico