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PESARO - «Niente paura, vigileremo contro ladri e sciacalli, nessuno può entrare nella zona rossa». Prefettura e Comune tranquillizzano i 900 residenti di Case Bruciate che per 7 ore, dalle 8 alle 15 di domenica, devono lasciare l’abitazione incustodita, anche se a tapparelle e persiane abbassate e finestre chiuse.
Il piano
Il tutto per attutire l’impatto di una malaugurata, quanto assai improbabile, deflagrazione durante il disinnesco della bomba, ritrovata in strada Montefeltro nei pressi del casello dell’autostrada. Senza nulla togliere all’abilità e soprattutto al fegato degli artificieri dell’esercito, ci potrebbe essere il molto remoto rischio di un’eventuale esplosione accidentale, mentre sono in corso le operazioni per neutralizzare l’ordigno attraverso la rimozione delle spolette. Sono casi rarissimi, ma bisogna premunirsi. Meno preoccupante è invece il brillamento in un’area isolata in strada Stroppato, quando ormai la carica è depotenziata.
Comprensibile quindi la necessità di lasciare libero tutto il centro abitato nella zona rossa nel raggio di 755 metri dalla bomba, ai quali si aggiungono altri 150 metri dove il rischio è minore e gli abitanti devono solo restare chiusi in casa. E proprio in chi è costretto a sfollare c’è una diffusa paura che ladri e malintenzionati possano prendere di mira le abitazioni.
Timori di fronte ai quali si confermano le rassicurazioni della Prefettura: «Nella zona evacuata saranno potenziati i servizi di controllo per scongiurare tentativi di sciacallaggio ai danni dei residenti che si dovranno allontanare».
L’area sarà presidiata, nessuno potrà intrufolarsi, rilancia anche Enzo Belloni, assessore all’Operatività. «Se sono preoccupato per domenica? Ma neanche per sogno.
Nelle operazioni di disinnesco saranno impegnati gli artificieri del Reggimento genio ferrovieri di Castelmaggiore Bologna. La più recente bonifica di una bomba risale a marzo del 2018 quando a Fano si ritrovò un ordigno in spiaggia che richiese la maxi evacuazione di 23.000 residenti e l’attivazione di 8 centri di accoglienza.
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Corriere Adriatico