PESARO - I vertici dell’ex Banca Marche e funzionari pesaresi della vecchia gestione coinvolti nel doppio crac di due aziende “sorelle” di San Marino, la Make e...
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Una manovra talmente temeraria che, a fine 2013, aveva portato da parte della Procura di Rimini al sequestro preventivo di oltre 6 milioni dalle casse del pool di istituti interessati (Unicredit, Carim, Banca Marche, Agricola commerciale di San Marino) e al coinvolgimento di funzionari con l’accusa di bancarotta fraudolenta (preferenziale) in concorso con gli amministratori delle società “decotte”.
Nei tre anni successivi, l’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Gengarelli, ha allargato il campo delle responsabilità, fino a toccare anche chi all’epoca dei fatti (2011) era ai vertici di Banca Marche. Ieri la notifica della conclusione delle indagini a 33 persone. Tra questi nomi noti della vecchia Bdm come Michele Ambrosini, Lauro Costa, Bruno Brusciotti, Massimo Bianconi, i funzionari del Pesarese Michele Perlini, Mario Iacomucci, Massimo Battistelli, Alessandro Fulgenzi, Simone Tinti, Giselda Acciaioli, Leondardo Cavicchia, e l’amministratore di fatto di una delle due fallite, Maurizio Lanciaprima. I funzionari, secondo l’accusa, con l’avvallo dei superiori, per rientrare dai prestiti non coperti da garanzie avrebbero determinato la trasformazione del credito attraverso la concessione di un mutuo fondiario, assistito da garanzia ipotecaria, a una società “sorella” della prima. In realtà i soldi erano destinati a ripianare l’esposizione debitoria iniziale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico