Pesaro, doppio crac a San Marino Accuse ai vertici di Banca Marche

Pesaro, doppio crac a San Marino Accuse ai vertici di Banca Marche
PESARO - I vertici dell’ex Banca Marche e funzionari pesaresi della vecchia gestione coinvolti nel doppio crac di due aziende “sorelle” di San Marino, la Make e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PESARO - I vertici dell’ex Banca Marche e funzionari pesaresi della vecchia gestione coinvolti nel doppio crac di due aziende “sorelle” di San Marino, la Make e la Titan Bagno. L’ex Bdm, con altre banche, avrebbe tentato un’operazione ardita per recuperare i propri soldi, attraverso la trasformazione di crediti già “chirografari” in crediti “privilegiati”.

Una manovra talmente temeraria che, a fine 2013, aveva portato da parte della Procura di Rimini al sequestro preventivo di oltre 6 milioni dalle casse del pool di istituti interessati (Unicredit, Carim, Banca Marche, Agricola commerciale di San Marino) e al coinvolgimento di funzionari con l’accusa di bancarotta fraudolenta (preferenziale) in concorso con gli amministratori delle società “decotte”.  

Nei tre anni successivi, l’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Gengarelli, ha allargato il campo delle responsabilità, fino a toccare anche chi all’epoca dei fatti (2011) era ai vertici di Banca Marche. Ieri la notifica della conclusione delle indagini a 33 persone. Tra questi nomi noti della vecchia Bdm come Michele Ambrosini, Lauro Costa, Bruno Brusciotti, Massimo Bianconi, i funzionari del Pesarese Michele Perlini, Mario Iacomucci, Massimo Battistelli, Alessandro Fulgenzi, Simone Tinti, Giselda Acciaioli, Leondardo Cavicchia, e l’amministratore di fatto di una delle due fallite, Maurizio Lanciaprima. I funzionari, secondo l’accusa, con l’avvallo dei superiori, per rientrare dai prestiti non coperti da garanzie avrebbero determinato la trasformazione del credito attraverso la concessione di un mutuo fondiario, assistito da garanzia ipotecaria, a una società “sorella” della prima. In realtà i soldi erano destinati a ripianare l’esposizione debitoria iniziale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico