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PESARO - Ordina una cucina da Scavolini per un suo cliente, ma il tutto finisce in assegni scoperti e una denuncia per diffamazione. Ieri in aula sono stati sentiti vari testi, tra cui Fabiana Scavolini, Ceo dell’azienda di cucine pesarese. Andiamo in ordine.
Un rappresentante 70enne di una società di arredamento con sede a Pescara, ha avviato una trattativa con un agente monomandatario per le cucine Scavolini per inviare l’ordine effettuato da un suo cliente russo, di una cucina da 13 mila euro dopo aver saldato una caparra di 5 mila euro.
Entrambe archiviate
Ma c’è dell’altro. Ha mandato delle mail all’agente e a un altro agente di commercio dicendo che stava «tentando di incassare gli assegni in maniera fraudolenta». Poi parlava di «malafede con chiaro intento di frode». E ancora di «persone scarsamente affidabili inclini ad attività delittuose». Poi di «persone inaffidabili, inefficienti e dannose». Avrebbe anche definito l’agente come un professionista «scarsamente affidabile che si presta a queste truffe» e che sarebbe uscito «a calci dalla nostra azienda». Mail indirizzate non solo all’agente ma anche a Scavolini che ha quindi avviato una indagine interna appurando che l’ordine era stato richiesto, ma che non c’era stato il pagamento della somma, dunque non era possibile la consegna.
Fabiana Scavolini ha spiegato infatti che la mail era arrivata in amministrazione e che i modelli vengono recapitati solo al termine del pagamento, o al massimo con un 10% restante, ma a discrezione dell’agente. Di qui l’accusa per diffamazione nei confronti del 70enne. Gli agenti si sono costituiti parte civile tramite il legale Alessando Pagnini che ha chiesto un risarcimento di 50 mila euro. Scavolini non si è costituita parte civile in quanto non destinataria delle offese. La sentenza alla prossima udienza del 7 marzo.
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Corriere Adriatico