Giallo della morte di Diego, papà di 37 anni Indagati due medici del pronto soccorso

Giallo della morte di Diego, papà di 37 anni Indagati due medici del pronto soccorso
PESARO - L’inchiesta sulla morte di Diego Monaco, 37 anni, padre di due figli, pizzaiolo, non è più solo un fascicolo di indagine a carico di ignoti. Per quel...

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PESARO - L’inchiesta sulla morte di Diego Monaco, 37 anni, padre di due figli, pizzaiolo, non è più solo un fascicolo di indagine a carico di ignoti. Per quel decesso, avvenuto poche ore dopo il ritorno a casa dal Pronto soccorso del San Salvatore, la Procura ha iscritto sul registro degli indagati due nomi. Si tratta dei due medici dell’azienda Ospedali Riuniti Marche Nord che il pomeriggio di mercoledì 2 novembre hanno visitato il 37enne.


 


Sono i dottori del Pronto soccorso Tiziana Mesiti e Tommaso Raichi i destinatari degli avvisi di garanzia. In campo giuridico si tratta di un atto dovuto a tutela di tutti i soggetti coinvolti nell’indagine che consentirà agli stessi di nominare i propri legali e consulenti in vista dell’autopsia fissata per domani che dovrà fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte del padre di famiglia. Che cosa è successo Diego Monaco - chef e pizzaiolo di Cuore Sapore, sposato e padre di due figli, originario di Trecase, in Campania, ma da tempo residente a Montecchio di Vallefoglia - il pomeriggio di mercoledì scorso arriva al Pronto soccorso di Pesaro in codice giallo, con una pressione arteriosa pari a 250. Da ore è in preda a vomito e dolori lancinanti a stomaco e spalle. Sono le 18.30, al San Salvatore ci resta fino a sera inoltrata, verrà dimesso dopo la mezzanotte in seguito a una serie di controlli e di esami che non avrebbero evidenziato nulla di anomalo o preoccupante. Diego torna a casa ma nella notte accusa di nuovo forti dolori. Sono passate nemmeno quattro ore da quando ha lasciato il San Salvatore. E’ a letto, prova ad alzarsi ma subito dopo si accascia. Non si riprenderà più. Muore alle 4.40. E per la famiglia Monaco il tempo si ferma. E inizia l’incubo. Cosa ha stroncato Diego? La sua morte si poteva evitare? Perché è stato dimesso e non trattenuto in osservazione per la notte? Sono le domande che solleva la famiglia - la moglie, i genitori, il fratello - attraverso l’avvocato Anna Fusco del Foro di Torre Annunziata: il sospetto è che sia stato un infarto a portarselo via. La stessa legale presenta giovedì 3 una denuncia a carico di ignoti ai carabinieri della stazione di Montecchio. La Procura apre un’indagine, ora in mano al sostituto procuratore Maria Letizia Fucci. Le prime mosse: l’acquisizione il giorno stesso della cartella clinica di Monaco e la richiesta all’Azienda ospedaliera Marche Nord dell’identificazione del personale medico che ha preso in cura il paziente dal momento dell’ingresso a quello dell’uscita dal Pronto soccorso di Pesaro, dalle 18.30 alle 00.56. Si procede per omicidio colposo e l’indagine sarà volta a verificare se rispetto alla causa della morte di Diego, che verrà accertata dall’autopsia, si possano ravvisare negligenza, imprudenza o imperizia da parte del personale medico che l’ha seguito. Oppure se, come ha già sostenuto la dirigenza del Pronto soccorso attraverso il dottor Stefano Loffreda, si è trattato di un «caso imponderabile». Domani alle 9.30 ci sarà il conferimento dell’incarico per l’autopsia al Ctu, il professore Lorenzo Marinelli dell’istituto di medicina legale di Ferrara. La famiglia Monaco ha scelto come consulente di parte il dottor Sergio Infante di Castellamare di Stabia. Fiducia nella Procura «Riponiamo ampia fiducia nell’operato della Procura - sottolinea l’avvocato Anna Fusco -. La famiglia Monaco chiede solo di sapere se è stato fatto tutto il possibile per evitare una tragedia così imponente e devastante. La moglie si sta confrontando con il dolore di una realtà quotidiana stravolta dall’assenza di una figura importante, solida. Si deve fare forza per i suoi due bimbi ed è una consolazione l’affetto della comunità. Ma suo marito, il padre dei suoi figli non c’è più. E qualcuno deve dirle perché». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico