Rischio chiusura ​per il Cras, il centro recupera oltre cento animali all’anno

Un moscardino
PESARO - Dopo 5 anni di intenso lavoro al servizio e in difesa della fauna selvatica, il Centro Recupero Animali Selvatici potrebbe chiudere a fine mese. ...

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PESARO - Dopo 5 anni di intenso lavoro al servizio e in difesa della fauna selvatica, il Centro Recupero Animali Selvatici potrebbe chiudere a fine mese.






Nel travagliato passaggio delle competenze dalla Provincia alla Regione, la prima si ritrova senza fondi per continuare a finanziarlo e la seconda non ha ancora convertito in legge il trasferimento delle funzioni. Con una media di oltre 1.000 recuperi all’anno, con oltre 100 animali in affidamento perché sequestrati o non reintroducibili in natura, dal primo marzo le quotidiane attività del Cras saranno soppresse e con loro la possibilità da parte dei cittadini e delle forze dell’ordine di chiamare chi è in grado di soccorrere e recuperare selvatici che vanno dalle tartarughe ai gabbiani, dal lupo all’aquila reale. Con la clamorosa chiusura del Cras rischieremmo di perdere la speranza di rimediare, ove possibile, ai crimini e agli effetti collaterali provocati dall’uomo: dagli atti di bracconaggio agli investimenti stradali. Con il Cras verrebbe meno uno staff di operatori esperti e qualificati, che dedicano la loro vita a questo settore troppo poco considerato ma che è sancito dalla legge nazionale 157 del 1992, che nel parlare di gestione faunistica e caccia, specifica che spetta agli enti locali, prima la Provincia ora la Regione, “assicurare la cura e la riabilitazione della fauna selvatica rinvenuta in difficoltà”. Il lavoro del Cras pesarese è apprezzato dalle migliaia di persone che in questi anni l’hanno contattato: dal Corpo Forestale, Carabinieri e Polizia che ne hanno continuamente richiesto l’intervento. Sono centinaia le specie animali svezzate, curate e liberate, perché il lavoro del Cras si estende sulle 24 ore, con reperibilità anche notturna, e nelle sue competenze c’è anche il recupero delle carcasse sulle strade, il monitoraggio delle specie particolarmente protette, la partecipazione a progetti di livello europeo, l’accoglienza di gruppi scolastici nella sede operativa di Cà Girone nelle vicinanze di Schieti di Urbino. Questa situazione non ammette ritardi ulteriori da parte della politica: il servizio reso dal Centro Recupero Animali Selvatici non può essere cessato e neanche sospeso ma va anzi nel breve tempo potenziato e messo nella possibilità di portare la propria professionalità nelle altre province marchigiane dov’è praticamente assente. Non solo gli ambientalisti e gli animalisti ma tutta la popolazione chiede fermamente che la fauna selvatica, patrimonio di tutta la collettività, non venga privata di questo servizio e che quindi il Consiglio Regionale, malgrado i recenti scandali e le imminenti elezioni, trovi soluzioni immediate per consentire la prosecuzione del servizio stesso in vista del passaggio tecnico di tale funzione dalla Provincia alla Regione. E’ altresì fondamentale che il Cras, una volta diventato regionale, conservi le sue eccellenti professionalità, assai rare nel trattamento delle specie animali selvatiche.



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Corriere Adriatico