Pesaro, contratto di lavoro fasullo per ottenere l'assegno di maternità: 4 condannati per truffa all’Inps

Pesaro, contratto di lavoro fasullo per ottenere l'assegno di maternità: 4 condannati per truffa all’Inps. Foto generica
PESARO Contratto di lavoro fasullo presso una parrucchieria per ottenere l’assegno di maternità. Ieri la sentenza davanti al giudice monocratico per un consulente del...

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PESARO Contratto di lavoro fasullo presso una parrucchieria per ottenere l’assegno di maternità. Ieri la sentenza davanti al giudice monocratico per un consulente del lavoro, la moglie, il datore di lavoro e la persona che aspettava il bambino: sono stati tutti condannati. L’accusa per quattro persone era di truffa in concorso ai danni dell’Inps. 


Stando alla tesi della procura il consulente del lavoro, un pesarese di 52 anni, con artifici e raggiri, avrebbe simulato un rapporto di lavoro intercorso tra la sua moglie cubana di 33 anni e una parrucchieria cinese con sede a Pesaro.  In particolare avrebbe provveduto alla comunicazione online di assunzione della donna. Il tutto per ottenere la corresponsione dell’indennità di maternità per alcuni mesi per un totale di oltre 4000 euro. A comporre il puzzle ci sarebbero il titolare della parrucchieria, un cinese di 64 anni e la dipendente di 33 anni anche lei cinese. Quest’ultima avrebbe intimato ad altre due collaboratrici di dichiarare il falso agli ispettori del lavoro. Morale della favola, tutti quattro sono finiti a processo per truffa in concorso per “l’indebita percezione” dell’assegno. Ieri mattina il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 8 mesi per ciascun imputato, mentre le difese rappresentate dall’avvocatessa Elisabetta De Conti e Mauro Mengucci hanno tentato di smontare l’accusa. 

La richiesta


La cubana avrebbe lavorato lì un mese percependo la busta paga, ma secondo la difesa avrebbe anche avuto comunque diritto alla maternità per via di un lavoro svolto nei mesi precedenti. I legali hanno chiesto l’assoluzione non ravvisando il raggiro o il vantaggio per il datore di lavoro, il consulente e la dipendente. Ieri il giudice ha condannato tutti e quattro a un anno di reclusione e 4000 euro di multa.
 

 

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Corriere Adriatico