Pesaro, comprano droga on line sulla darknet: in 2 finiscono nei guai

Pesaro, comprano droga on line sulla darknet: in 2 finiscono nei guai
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PESARO – Nella darknet si può comprare tutto, dalle armi alla droga fino ai soldi falsi, utilizzando la valuta dei bitcoin. Ma il fatto che si trovi tutto non cancella gli eventuali reati che si compirebbero all’acquisto. E due pesaresi sono finiti nella rete: con perquisizioni domiciliari ed il sequestro dei computer per la presunta acquisizione di stupefacenti sulla darknet di internet.

Le perquisizioni si inseriscono in un’indagine, avviata nel gennaio del 2016, che ha consentito, anche tramite attività sottocopertura online, di acquisire gravi elementi indiziari a carico di un italiano, un brasiliano ed un albanese, dediti alla massiva cessione di hashish, cocaina, marijuana e droghe sintetiche, offerte nel darknet sul sito “I.D.C.” e piattaforme simili. Nel darknet, com’è noto, sono presenti numerosi venditori, operanti da ogni parte del mondo, che, servendosi dell’anonimato offerto dal sistema, commercializzano stupefacenti e merce illegale di ogni tipo, ricevendo ordinativi e pagamenti con “criptovalute” come il bitcoin, e successivamente spedendo i prodotti tramite plichi anonimi. Il sito I.D.C., acronimo di “Italian Darknet Community” è il principale “luogo di incontro virtuale” per venditori ed acquirenti italiani nel deepweb, ed è frequentato da migliaia di “navigatori” alla ricerca di droga e prodotti clandestini: nel corso dell’inchiesta, difatti, è emersa anche una fiorente attività vendita di armi, documenti contraffatti, denaro falso, software impiegati per accessi abusivi a sistemi informatici e carte di credito clonate. Nel medesimo contesto investigativo, nelle province di Bari, Bergamo, Bologna, Bolzano, Brescia, Catania, Cosenza, Cremona, Cuneo, Firenze, Lecco, Milano, Napoli, Novara, Perugia, Ravenna, Pesaro Urbino, Reggio Emilia, Roma, Teramo, Torino, Trento, Varese, Venezia e Verona sono state eseguite 45 perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti soggetti, emersi come acquirenti di bitcoin e di merce illegale “online”. Molti di loro sono giovani, e tra di loro c’è anche un minorenne; tutti avevano predisposto i propri computer con sofisticati programmi finalizzati alla completa “anonimizzazione” della navigazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico