Pesaro, coca sottratta dal deposito delle prove: poliziotto a giudizio

Un'aula di tribunale
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PESARO - E’ iniziato ieri il processo per il caso del poliziotto accusato di furto aggravato di sostanze stupefacenti. Tutto risale a maggio 2015 quando l’uomo, in servizio alla Questura di Pesaro, è stato denunciato in stato di libertà per avere fatto sparire droga, che era sottoposta a sequestro penale. Oltre alla denuncia, per il poliziotto è scattata anche l’immediata sospensione dal servizio. Il poliziotto avrebbe fatto sparire circa una ventina di grammi di cocaina aggiungendo una quantità identica di sostanza da taglio al contenitore, in modo da lasciare inalterato il peso totale.

Ma qualcuno lo ha notato aggirarsi, in maniera sospetta, dove non era autorizzato ad entrare.

Oltre alla denuncia penale alla Procura della Repubblica, al poliziotto, sospeso dal servizio per massimo 5 anni, sono stati ritirati pistola, manette e tesserino: non ha più lavorato, ma riceve comunque un assegno (circa 600-700 euro al mese). L’uomo ha impugnato il provvedimento di sospensione e ha presentato il ricorso. Ieri si è aperto il processo con rito ordinario. L’accusa è rappresentata dal pm Giovanni Fabrizio Narbone. Un’udienza tecnica e tutto rinviato al 7 febbraio. La difesa ha presentato 35 testi, ma il giudice ne ha accettati 15. Per l’accusa sono stati ammessi 3 testi. All’epoca la notizia fu diffusa dalla stessa Questura, con un comunicato di poche righe. Una decisione assunta all’insegna della massima trasparenza, anche per far sapere come il sistema di controllo interno funzionasse bene. La droga in questione era cocaina, custodita nel magazzino dei reperti, che sono sequestrati durante le operazioni antidroga.


La denuncia si riferisce a un singolo caso e la Procura affidò l’indagine agli investigatori della Squadra mobile. Nella nota la Questura, sottolineò anche che avrebbero dovuto accertare «i motivi e le finalità». In realtà, sembra che il quantitativo sottratto sia piuttosto ridotto. Non era stata, perciò, la sparizione di un reperto a fare scattare gli accertamenti, ma il fatto che qualcuno aveva notato il poliziotto aggirarsi dove per le mansioni che svolgeva non era autorizzato ad entrare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico