Il detenuto incendia la cella, agente intossicato dal fumo finisce al Pronto soccorso

Il detenuto incendia la cella, agente intossicato dal fumo finisce al Pronto soccorso
PESARO - Un detenuto ha tentato di dare fuoco alla sua cella nel carcere di Pesaro, uno degli agenti della polizia penitenziaria intervenuta ha dovuto essere portato al pronto...

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PESARO - Un detenuto ha tentato di dare fuoco alla sua cella nel carcere di Pesaro, uno degli agenti della polizia penitenziaria intervenuta ha dovuto essere portato al pronto soccorso dell’ospedale per il fumo altamente tossico inalato e ora i sindacati della polizia penitenziaria compatti alzano il tiro e la voce parlando di una «ennesima giornata di ordinaria follia presso il carcere di Villa Fastiggi».

 

La ricostruzione

Ma procediamo con ordine. I fatti contestati risalgono alla tarda serata di sabato scorso quando, all’interno della casa circondariale, un detenuto straniero incendia il suo materasso all’interno della propria camera detentiva presso per motivi ancora da definire e sui quali sarà compito della direzione pesarese approfondire le cause di tale azione da parte dell’uomo. «Teniamo a ribadire - scrivono i sindacati della polizia penitenziaria in un comunicato congiunto firmato da più sigle sindacali che i detenuti utilizzano dei materassi ignifughi che non prendono fuoco ma se incendiati provocano una densa ed enorme quantità di fumo altamente nocivo e tossico che, come si è verificato sabato, ha interessato l’intero piano detentivo».

L’intervento

Dato l’allarme solo l’intervento dei poliziotti penitenziari in servizio ha evitato il peggio. Gli agenti sono intervenuti prontamente, una volta fatto uscire il detenuto dalla cella, hanno utilizzato l’estintore spegnendo la combustione del materasso. Tutto bene? Non proprio. Ad avere la peggio, tra intervento e tentativo di spegnere l’incendio appiccato, è stato uno degli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il reparto detentivo, che a causa della grande quantità di fumo inalata durante l’intervento di spegnimento, è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso dell’ospedale San Salvatore, dove è rimasto tutta la notte in osservazione con la bombola d’ossigeno a causa della notevole presenza di Co2 nel sangue che per poco non costringeva ad utilizzare la camera iperbarica. Dopo aver fatto gli auguri di pronta guarigione all’agente e collega i referenti delle sigle sindacali Osapp, Uilpa, Uspp, Fns-Cisl e Fp Cgi vanno all’attacco. «A tutto questo - scrivono in una nota congiunta - si aggiunge la pessima e discutibile gestione dell’area sanitaria penitenziaria da parte dell’Asur Marche che non riesce a garantire la presenza quotidiana di un medico all’interno del carcere ormai da diverso tempo, con il rischio di avere pericolosi epiloghi all’interno dell’istituto per la mancanza di un medico in caso di un evento critico, come è successo sabato scorso dove non era presente il dottore di turno». Le organizzazioni sindacali evidenziano anche «la grave mancanza di personale che costringe da tempo tutto il personale di polizia penitenziaria in servizio nell’istituto pesarese, a svolgere turni massacranti da otto ore e più». 

Presa di posizione

E poi rafforzano: «L’istituto penitenziario è divenuto, grazie alla discutibile gestione dei detenuti da parte del Prap di Bologna, ormai ricettacolo di detenuti con gravi problemi psichiatrici di difficile gestione che non è possibile curare, anche per la mancanza di figure professionali adeguatamente preparate oltre all’assenza del semplice medico generico. Ma ora - conclude la presa di posizione dei sindacati - noi e i nostri colleghi non siamo più disposti a subire questo “gioco al massacro” della polizia penitenziaria e presto ci faremo nuovamente sentire con una serie di manifestazioni e rivendicazioni rivolte ai “sordi” uffici superiori regionali e centrali.

 

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Corriere Adriatico