Il calcio sociale, si gioca dai 10 ai 99 anni: stare insieme contro vandalismi e solitudine

Gli organizzatori dell’iniziativa: Gabriele Montaccini, Luca Dominici, Claudia Guerra, Cristian Silvestri e Andrea Mancini
PESARO  - Anche a Pesaro è sbarcato il Calcio sociale, nuova disciplina sia sportiva che educativa che si ispira al gioco del calcio ma con alcune regole particolari e...

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PESARO  - Anche a Pesaro è sbarcato il Calcio sociale, nuova disciplina sia sportiva che educativa che si ispira al gioco del calcio ma con alcune regole particolari e che permette di giocare proprio tutti dai 10 ai 99 anni. Il merito è dell’associazione Out formata dal presidente Gabriele Montaccini, da Cristian Silvestri vicepresidente, Claudia Guerra, Luca Dominici e Andrea Mancini.

 

Porte aperte

 

Il 29 gennaio, il 12 e 26 febbraio sono stati organizzati degli Open Day (tutti alle ore 15) presso il campo sportivo di Vismara (in via Liri) con l’obiettivo di far conoscere a tutti questa esperienza e coinvolgere quante più persone possibili, raccogliere iscrizioni e far partire un campionato da fine marzo. «Con questa esperienza vogliamo coinvolgere socialmente le persone del quartiere – spiega Gabriele Montaccini – da un lato i più giovani che ad una certa età sempre più spesso lasciano lo sport perché magari non sono bravi come altri e rischiano di prendere cattive abitudini che sfociano nei fatti accaduti anche in questo quartiere, (tentato furto, danneggiamento, deturpamento tra il 2020 e il 2022 ndr.) ma vogliamo anche invitare i più grandi, quelli che magari si sentono soli e hanno poco coinvolgimento sociale».


L’esperienza pesarese trae ispirazione da quella nata a Corviale, quartiere periferico e storicamente degradato di Roma, per opera di Massimo Vallati. A Pesaro l’idea è stata conosciuta prima del Covid ma dopo i difficili mesi della pandemia e gli episodi di vandalismo l’associazione Out ha colto la palla al balzo per creare qui questa esperienza e i primi “open day” già svolti hannofruttato ottimi riscontri. «Abbiamo coinvolto sia bambini a partire dai 10 anni che adolescenti e adulti; la più grande è stata una signora di 74 anni – interviene Claudia Guerra – togliendo l’agonismo è molto più facile coinvolgere tutti e le regole speciali aiutano».


La disciplina


Il calcio sociale prevede infatti una squadra formata da 8 giocatori scelti in base ad un coefficiente (la capacità individuale del giocatore allo scopo di fare squadre equilibrate), non c’è l’arbitro e le questioni vengono decise tra i due capitani; nessuno resta in panchina, non si possono fare più di tre gol a testa e i rigiri vengono tirati da chi ha il coefficiente più basso.
Particolarità del calcio sociale è che non si gioca solo in campo. Oltre ad un vero e proprio campionato giocato, le squadre partecipanti dovranno anche partecipare ad attività sociali e di cittadinanza attiva coinvolgendo il più alto numero di spettatori. Vincere una partita comporta 3 punti ma vincere la sfida del coinvolgimento ne da anche di più.


Fuori campo


«Trekking sociali, incontri con autori o personaggi pubblici, le attività fuori dal campo aiuteranno ad affrontare il filo conduttore del campionato ovvero la Costituzione Italiana. Ad ogni squadra è stato infatti affidato un nome significativo: Libertà, Giustizia, Fratellanza e Pace. Cogliamo l’occasione per ringraziare la Fisioradi che ha sponsorizzato e prodotto le magliette di gioco per tutte le quattro squadre e anche il presidente di quartiere Claudio Salucci che ha da subito appoggiato la nostra iniziativa». Per informazioni e iscrizioni 351.7524147.

 

 

 

 

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Corriere Adriatico