PESARO - I colloqui in carcere, i baci appassionati in bocca. Effusioni stupefacenti. Poi lo spaccio. Insomma non proprio l’apostrofo rosa di cyraniana memoria...
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I fatti risalgono alle fine del 2017, ma le modalità sono emerse durante il dibattimento di ieri a Pesaro. Gli agenti avevano notato alcuni movimenti di droga all’interno del carcere e seguito in particolare un tunisino di una trentina d’anni, sospettato di spacciare le sostanze. Ma dove poteva prenderle, come poteva rifornirsi? Una donna, compagna del tunisino, era solita fargli visita alla casa circondariale di Pesaro. «Secondo l’accusa la mia cliente – spiega l’avvocato Lorenzo Bergami del foro di Modena – entrava in carcere con delle palline di sostanze come eroina, cocaina e marijuana sigillate in involucri termosaldati. In pratica se le portava in bocca e tramite un bacio le passava al fidanzato. Durante un incontro verso Natale, gli agenti hanno effettuato un controllo più approfondito e lei aveva ingoiato gli involucri. Era stata portata in ospedale affinché potesse espellere le palline di droga. Così era scattato l’arresto per entrambi, anche se parliamo di piccole quantità, ma aggravato dal fatto che tutto era successo in carcere». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico