«Guida senza patente, solo una sanzione». Per questo la Bmw di Ramadani è stata dissequestrata

La Bmw killer condotta da Sultan Ramadani
PESARO  - Patente mai conseguita, tre denunce e veicolo dissequestrato. Pare incredibile eppure i margini di manovra per togliere il bolide a Sultan Ramadani, a disposizione...

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PESARO  - Patente mai conseguita, tre denunce e veicolo dissequestrato. Pare incredibile eppure i margini di manovra per togliere il bolide a Sultan Ramadani, a disposizione della giustizia erano pochi. Il caso riguarda l’incidente sulla Montelabbatese dove hanno perso la vita una giovane mamma, Martina Mazza, 32enne di Vallefoglia, madre di un bambino di 5 anni e il 27enne alla guida della Bmw killer. 


Le norme


L’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’Associazione vittime della strada, conferma che nonostante le denunce, la patente mai conseguita e l’intestazione dell’auto alla madre di Ramadani, anche lei senza documento di guida, l’auto sequestrata andava restituita. Ramadani era stato denunciato tre volte. L’ultima circa due mesi fa, a Gradara, riconosciuto dai carabinieri e inseguito fino a Gabicce. Costretto alla resa si era beccato la terza denuncia e il sequestro della sua berlina di cui postava immagini sul suo profilo Facebook. La prima volta i carabinieri avevano scoperto che esibiva una patente falsa, durante un controllo avvenuto nell’estate del 2021. L’anno dopo aveva collezionato la seconda denuncia per guida senza patente. 


Una mole di guai che non è stata sufficiente a fermarlo. E nemmeno il giudice di pace di Urbino, a cui la madre aveva presentato richiesta di dissequestro dell’auto ha potuto dire no. Spiega l’avvocato Domenico Musicco: «Legalmente parlando il dissequestro rientra nella norma. Non c’erano margini di manovra in questo senso. A promuovere il ricorso è un soggetto diverso, la madre. E che lei avesse o non avesse la patente non cambia nulla rispetto alla possibilità di essere intestataria di un’auto». Quanto alle motivazioni aggiunge il legale: «La guida senza patente è stata depenalizzata come reato, si tratta di un reato amministrativo. Mentre la guida con patente falsa è materia penale perché riguarda un falso, però non c’è inibizione dal punto di vista pratico. Purtroppo si poteva fare poco con questi strumenti per fermarlo». 


L’ultima considerazione riguarda i controlli. «Ci sono stati, ha avuto tre denunce, le forze dell’ordine hanno fatto il possibile. Ma siamo in un Paese in cui purtroppo le verifiche sono sempre troppo poche. La statistica dice che le multe per guida con telefonino sono 33mila all’anno su un parco auto di 50 milioni di mezzi. Servono più risorse, ne stiamo parlando con il ministero». L’avvocato vorrebbe mettersi in contatto con la famiglia della vittima. 


«Mi piacerebbe parlarci e capire. Con la morte del conducente si estingue il reato di omicidio stradale, ma può partire una pratica risarcitoria tramite l’assicurazione e la rivalsa sulla mamma del macedone, intestataria dell’auto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico