Maxi antenna nel quartiere Montegranaro-Muraglia, nasce il comitato e dà battaglia

L’antenna dovrebbe essere installata nella zona dello sgambatoio
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PESARO - Nasce il “Comitato stop al 5G” formato dai residenti del quartiere Montegranaro-Muraglia e dove compaiono professionisti, avvocati, medici, docenti. Tutto a un mese dalla nascita del primo comitato di cittadinanza attiva contro le maxi antenne nel quartiere Soria. Oggi la costituzione formale, e con l’intento di soci fondatori e portavoce di dialogare poi con l’Amministrazione e gli enti competenti per “fermare” l’installazione di un’antenna di 30 metri in un’area verde di Montegranaro.

 

Se il dialogo non dovesse bastare il comitato è pronto a far ricorso al Tribunale amministrativo. I residenti si ritroveranno questa mattina nello studio legale dell’avvocato Maurizio Terenzi, sul tavolo lo statuto da approvare e sottoscrivere per avviare l’iter formale. L’atto: in due settimane, fin dal momento in cui è partita la “rivolta” di quartieri, cittadini e associazioni ambientaliste contro nuove installazioni di ripetitori di telefonia mobile 5G, sono


Formalmente saranno sette i soci fondatori del comitato e verrà nominato un presidente, che avrà il compito di coordinare l’attività e tenere i rapporti con Comune e associazioni. Tutto con il benestare delle associazioni ambientaliste a supporto dell’iniziativa Legambiente e Italia Nostra. Ma come fanno notare l’avvocato Terenzi e Giancarlo Del Bianco, professionista e voce del comitato, l’organismo sarà apolitico: «Nasce con la volontà di sensibilizzare non solo un quartiere ma l’intera città e gli enti locali che poco sanno, Comune compreso della letteratura scientifica sulle tecnologie 5G».

Le contestazioni: ci sono almeno tre elementi - per i legali membri del comitato - per opporsi alla richiesta della società di telefonia Wind di installare un’altra maxi antenna. Secondo l’avvocato Terenzi e altri, l’individuazione dello sgambatoio quale sito scelto, non è avvenuto tramite sopralluogo in loco del gestore, prima di inoltrare richiesta all’ufficio comunale Suap-Attività produttive, bensì esclusivamente basandosi su rilievi fotogrammetrici, ovvero solo su una mappa dei luoghi. Inoltre il sito individuato non compare nel Piano di rete sulla telefonia mobile aggiornato al 2019 e pubblicato online. Il comitato contesta anche il parametro della distanza dal sito individuato a luoghi sensibili, abitazioni, scuole e spazi ludico-ricreativi, come appunto lo sgambatoio.

Da prime verifiche nella pratica presentata dalla società di telefonia, sarebbe stato utilizzato il parametro della distanza prossima ai limiti di legge rispetto ad asili e alla scuola media Leopardi. L’attuale norma parla di una distanza di 70 metri dai luoghi sensibili ma in linea d’aria sostengono i referenti del comitato, la scuola è ben più vicina. Contestabile anche la destinazione urbanistica del sito, tuttora rimasta ad uso agricolo/verde pubblico. «Si chiede – così riporta lo statuto – che si predisponga un nuovo piano comunale sulle tecnologie di telefonia mobile, ma concertato anche con l’Autorità sanitarie e gli esperti, oltre a un censimento puntuale dei siti e dei luoghi più o meno idonei all’installazione».

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Corriere Adriatico