Allarme siccità, ma il vertice sull'emergenza idrica è rimandato perchè mancano i dati

Allarme siccità, ma il vertice sull'emergenza idrica è rimandato perchè mancano i dati
PESARO - Aggiornarsi a venerdì con nuovi dati per affrontare con più “ratio” l’emergenza idrica nel Pesarese, è la decisione presa, ieri...

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PESARO - Aggiornarsi a venerdì con nuovi dati per affrontare con più “ratio” l’emergenza idrica nel Pesarese, è la decisione presa, ieri mattina, dal Comitato Provinciale della Protezione Civile che ha riunito la Protezione civile regionale, l’Autorità di tutela delle acque, l’Ato1, il comune di Fano, Aset, Marche Multiservizi, Enel e i sindaci di Cantiano e di Cagli. Il che dimostra che per risolvere il problema delle acque non si esclude, di nuovo, di attingere alle acque dette strategiche del pozzo del Burano ma anche che non basteranno i 150 litri/sec forniti per la prima volta dal Pozzo di Sant’Anna.

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Il quadro

«La crisi idrica 2021 – spiega l’ingegner Michele Ranocchi, il direttore dell’Ato1 – è una crisi idrica ciclica che si presenta ancora più severa di quella già molto pesante del 2017. Una crisi che affrontiamo quest’anno con le acque di profondità del Pozzo di Sant’Anna. Tuttavia, anche se ieri, la situazione ci è apparsa piuttosto stabile, sappiamo che potrebbe peggiorare. 
Ragion per cui è stata prevista una riunione venerdì per affrontare il problema con altre informazioni che ci consentiranno di meglio analizzare le varie azioni finora introdotte e di valutare se siano necessari altre». 
Ossia intervenire subito prelevando acque dai 3 invasi artificiali gestiti da Enel al Furlo, a San Lazzaro e a Tavernelle per diminuire il deflusso minimo vitale sui fiumi. «Non solo – interviene Ranocchi – abbiamo anche ricordato alla regione i problemi burocratici che bloccano al Ministero il potabilizzatore ad “osmosi inversa” di Fano e ragionato sulla pulizia degli invasi». In pratica, il comitato dovrà prendere dei provvedimenti tecnici forti di dati che avrebbero consentito già di prendere delle decisioni politiche ieri. Perché già ad aprile e maggio, le sorgenti e le falde del massiccio del Nerone e del Catria avevano date segnali che non si erano “riforniti” d’acqua abbastanza.

Più informazioni

Il che, forse, avrebbe evitato di nuovo di vedere la soluzione nel Pozzo del Burano. Un bacino che per ricaricarsi d’acqua necessita tempi stimati intorno ai 10 anni. «Dobbiamo affrontare queste decisioni sul piano politico e non lasciare le scelte al solo tavolo tecnico» chiede all’Assemblea dei sindaci dell’Ato, il sindaco di Cantiano, Alessandro Piccini. Lo fa a nome dell’Unione Montana del Catria e Nerone, il territorio che dà le risposte al sistema idrico provinciale. «Sono 7 anni che, da sindaco, mi trovo, assieme a Cagli, a gestire sistematicamente un’emergenza in un modo ordinario. Dobbiamo capire, e la scienza deve essere alla base delle scelte politiche, se la soluzione rimane nelle acque di profondità (ora che abbiamo Sant’Anna) o se sono gli invasi, con la raccolta delle acque di superficie. 

La pulizia

Inoltre, rimane ancora aperta la questione della pulizia del Furlo che ridarebbe un altro milione di metri cubi di capacità di accumulo, un ulteriore mese di autonomia di acqua in estate. Dobbiamo essere quindi seri e ragionevoli nelle nostre scelte e l’Ato, organo politico, è la sede giusta purché la politica decida e lo faccia su dati oggettivi. È proprio in questa logica che siamo in attesa dell’ esito del monitoraggio commissionato nel 2017 sul Burano per aver rassicurazioni sulla sua eventuale apertura. La politica – conclude – deve decidere su dati certi per scartare ogni ricadute negative sull’ambiente». 

 

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Corriere Adriatico