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PESARO - Una coltellata alla pancia che solo per una questione di fortuna non è risultata lesiva. La lama si era fermata sulla cinta. Il fatto era accaduto nell’ottobre del 2019 in via Cecchi e non era balzato alle cronache. Ma è finito davanti al giudice monocratico ieri mattina. E il protagonista ha già un passato turbolento perché aveva aggredito i medici al pronto soccorso.
E’ la storia di un 38enne originario di Brescia che una sera di ottobre aveva incontrato un amico in via Cecchi.
L’avvocato Enrico Maria Paci ha chiesto che l’uomo possa scontare la sua pena tramite servizi socialmente utili, ma al momento non ha ancora trovato un ente in grado di ospitarlo. E se non lo farà si potrebbe arrivare a una condanna. Del resto non è nuovo a questo perché dopo un’assoluzione per bancarotta fraudolenta era stato arrestato nel 2019 perché si scagliò contro il primario del pronto soccorso e un suo collega. Quella sera del 26 ottobre si era presentato come faceva di solito in ospedale. Avrebbe dovuto aspettare il suo turno in sala d’attesa, ma si alzò e inizio a minacciare il personale.
Dalle parole ai fatti il passo fu breve, perché il 38enne prese a schiaffi l’allora dirigente Stefano Loffreda e gli sferrò un pugno al volto che costò 3 giorni di prognosi al medico. Il tutto condito da minacce come “Ti spacco la faccia” e altre frasi simili. A prendere le difese del primario ci fu un altro medico che fu spinto e strattonato, cosa che procurò lesioni al dito guaribili in 4 giorni. Ma oltre ai reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, la procura ha contestato anche altro. Ovvero lo stalking. Stando alle carte il 38enne avrebbe compiuto una serie di atti “oggettivamente e consapevolmente persecutori” ai danni del personale medico del pronto soccorso presentandosi continuamente e anche abusivamente negli ambulatori medici. Una escalation in cui si sono registrati più di 150 accessi con la pretesa di avere farmaci oppiacei non dovuti. Accessi intensificati nelle due settimane prima dell’arresto. Il tutto sotto la minaccia di “distruggere tutto” se non l’avessero consegnati. Reati per cui aveva patteggiato a 9 mesi e 10 giorni.
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